(Teleborsa) - Torna alla ribalta la
questione Autostrade, dopo il
via libera della Camera al Milleproroghe, che riformula unilateralmente le regole relative agli indennizzi in caso di revoca, ed in risposta ad uno
stallo delle trattative governo-azienda sull'evoluzione del rapporto concessorio. Una decisione non è attesa prima della
fine di marzo.
Il permanere di una situazione di
incertezza sul futuro di ASPI, non sta aiutando il titolo della controllante
Atlantia, che anche oggi è sotto pressione in Borsa, con un
decremento del 2,69%.
Dal
MIT e dal Ministro
Paola De Micheli non ci sono state aperture, come riportato da
La Repubblica, nonostante i numerosi
tentativi di mediazione della società, che in pochissimi mesi ha avviato una
rivoluzione copernicana, cambiando
management, alzando il tiro sugli
investimenti in manutenzione e controlli e, da ultimo - secondo indiscrezioni trapelate sulla stampa nazionale negli ultimi giorni - valutando anche l'ipotesi estrema di
cedere il controllo di ASPI o abbandonare parzialmente la concessione relativamente al solo tratto ligure.
Nel caso in cui non si arrivi ad un compromesso e si vada avanti sulla strada tracciata dal Milleproroghe, peraltro nel mirino della Commissione europea, la
contromossa di Autostrade sarebbe già pronta:
secondo quanto riporta
Il Messaggero la strada passe rebbe per la
riconsegna degli asset in concessione e la richiesta di un
risarcimento mostre di 25 miliardi per violazione del contratto. L'articolo 9 della convenzione, infatti, stabilisce che, in caso di modifiche normative, la società può esprimere il suo
dissenso entro 30 giorni (ASPI lo ha già manifestato a dicembre in occasione della stesura del Milleproroghe, inviando una lettera al MIT ed al MEF a tutela anche di azionisti e risparmiatori) e pretendere all'atto formale della revoca il risarcimento con la restituzione degli asset.