(Teleborsa) - Come ampiamente atteso, anche il
Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha tagliato le stime di crescita globale, in linea con l'
outlook più pessimista annunciato dalla Banca Mondiale. Tra i vari rischi che potrebbero mettere a freno la crescita ci sono: il rallentamento in atto nelle economie emergenti, in primis la Cina; il crollo del prezzo del petrolio; la stretta monetaria della Fed.
Secondo l'ultimo rapporto del FMI, la
crescita mondiale quest'anno si attesterà al 3,4%, al di sotto del 3,6% indicato in precedenza, mentre nel 2017 è atteso un +3,6% contro il +3,8% indicato nelle stime estive. Gli economisti di Washington, infatti, stimano che l'economia riceverà un impulso positivo dal
calo dei prezzi dell'energia, ma questo impatto sarà compensato dal rallentamento del PIL dei paesi esportatori di petrolio, che si troveranno ad affrontare importanti squilibri di bilancio.
Tra le vittime del petrolio c'è la
Russia, che riuscirà a mettere a segno un leggero recupero solo nel 2017. Stessa identica situazione per il
Brasile.
Cosa ne sarà della
Zona Euro? L'area della moneta unica, così come il Giappone, resterà esposta al rischio deflazione e crescerà dell'1,7% sia quest'anno che il prossimo. Nessuna revisione quindi per l'Europa,
Italia compresa, con il PIL visto all'1,3% nel 2016 e all'1,2% nel 2017, dopo il +0,8% del 2015.
Ritoccate al ribasso le previsioni per gli Stati Uniti e le economie emergenti. La
Cina, che proprio ieri ha annunciato una
crescita nel 2015 al 6,9%, dovrebbe rallentare al 6,3% nel 2016 e del 6% nel 2017.
Il consiglio del FMI in uno scenario a luci ed ombre, caratterizzato dalle opportunità offerte dal basso costo dell'energia ed anche da una accresciuta volatilità dei mercati finanziari, è quello di attenuare una politica monetaria accomodante, continuando le riforme strutturali.