(Teleborsa) - Con la
riforma della scuola,
varata nella prima decade di luglio, vi saranno almeno
50 mila immissioni in ruolo al buio, non solo lontano da casa, ma anche con metodologie inconsuete: il Miur sperimenterà di fatto l'istituto della chiamata diretta violando le regole d’accesso al pubblico impiego.
Si tratta di circa la
metà del contingente complessivo di 102 mila assunzioni, previsto dalla Legge 107/2015 pubblicata la settimana scorsa in Gazzetta Ufficiale:
fra domani e venerdì arriveranno anche gli avvisi che servirà a delineare le modalità della "domanda di assunzione e l'espressione delle preferenze, la proposta di assunzione, l'accettazione o la rinuncia”, previste dal comma 103.
Le
preferenze provinciali dovranno essere prodotte dai candidati al ruolo
tra il 28 luglio e il 14 agosto attraverso il sistema telematico
Polis: dovranno indicare, graduandole, tutte le provincie italiane. E se ne lasceranno fuori anche una, saranno esclusi. Poi, arriverà per e-mail il responso d’assunzione, che potrebbe riguardare anche una scuola a mille e più chilometri da casa.
Un giudizio ancora pesantemente negativo è stato pronunciato dal sindacato della scuola
ANIEF, rimarcando che si tratta di una "
palese violazione delle norme sulla trasparenza degli atti legati alla valutazione comparativa delle nuove graduatorie".
"Siamo giunti all'ultima frontiera, quella di trattare le assunzioni come i trasferimenti del personale, anticipando a Roma quel che avverrà nelle singole scuole il prossimo anno con la chiamata diretta da parte dei presidi", ha affermato
Marcello Pacifico, Presidente di ANIEF, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal. "Per il sindacato è illegale - ha aggiunto - perché bisognava prima pubblicare le singole graduatorie degli albi territoriali e dei posti, attribuibili per classe di concorso e ordine di scuola a livello territoriale dal piano straordinario".