(Teleborsa) - Fino a pochi giorni fa si dava per
scontata l’approvazione della
riforma entro fine giugno, martedì scorso il premier annunciava a "Porta a Porta" che "
con 3mila emendamenti non si fa tempo ad assumere per settembre". Oggi si intraprende un’ulteriore strada: quella del voto di fiducia, che il Governo per mesi ha detto di non voler prendere nemmeno in considerazione, tanto da abbandonare l’iniziale decreto legge, perché la scuola necessita di un serio dibattito parlamentare.
Pur di salvare la riforma della scuola, con tutte le sue norme che la farebbero sprofondare,
il Governo sembra sempre più orientato a chiedere la fiducia sul testo all’Aula del Senato. La decisione è stata presa durante il vertice straordinario convocato stamattina dal premier Matteo
Renzi a palazzo Chigi per fare il punto sul disegno di legge: “
si tratta ad oltranza, ma se alla fine l’accordo non verrà trovato, il governo metterà la fiducia".
Per il sindacato della scuola,
Anief, questo comportamento dell’Esecutivo, "
è inaccettabile". “Quanto sta accadendo nei palazzi della politica – dice
Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – è la dimostrazione che
sulla scuola si naviga a vista, senza un vero progetto. E senza aver mai dato una risposta alle indicazioni e alle proteste provenienti da chi le aule scolastiche le vive ogni giorno, i docenti, prima attraverso la consultazione on line dello scorso autunno, poi attraverso gli scioperi, anche degli scrutini, le manifestazioni e miriadi di flash mob spontanei nelle piazze dei comuni italiani".
Per evitare questo clima sempre più pesante – continua il sindacalista – "sarebbe bastato approvare un semplice decreto legge, assumendo con questo strumento legislativo i 100mila precari e vincitori di concorso". Per realizzare il piano straordinario di immissioni in ruolo, "non è affatto indispensabile far passare il ddl".
Insistere su questa riforma della scuola, conclude
Pacifico, oggi non a caso impantanata nelle commissioni del Senato, "
significherebbe pagare un prezzo salatissimo".