(Teleborsa) - È
illegittimo il decreto sul recupero delle pensioni non indicizzate, emesso dal Consiglio dei ministri il 18 maggio.
Lo ha appurato il sindacato Anief, che ha predisposto ricorsi attraverso i quali recuperare il
100% della perequazione, che corrispondono ad assegni superiori ai
1.500 euro.
In base a quanto deciso infatti, il Governo intende restituire solo una piccola parte,una ridicola una tantum,
relativa al 2012/2013, con un' incidenza che varia dal
40% al 10% degli aumenti bloccati indicizzati all’inflazione, dimenticando pure gli assegni superiori ai
3.000 euro.
Inoltre, per quel che riguarda gli anni successivi non vi è traccia nel provvedimento. Per quel che attiene al futuro, le cose non vanno meglio: dal 2016, infatti, verranno assegnati appena 15 euro mensili di aumento che soltanto per la fascia più bassa rappresentano una cifra a dir poco irrisoria se si pensa che erano dovuti 98 euro.
Alla luce di tutto ciò, il
sindacato Anief, assieme a
Cisal,
Confedir e
Radamante, ha deciso di avviare
ricorsi specifici in tribunale, contro il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo, attraverso cui ottenere le quote spettanti: si parte da
3.000 euro di arretrati e circa
1.000 euro annui ulteriori a regime per
assegni di quiescenza pari a
1.700 euro.
Il
danno economico dei pensionati coinvolti è notevole: dai calcoli del sindacato risulta che gli arretrati spettanti ai pensionati arrivano a superare i 5mila euro. E la perdita annuale, a regime, i 2mila euro. Anche coloro che percepiscono una fascia di reddito di 1.700 euro, ad esempio, si ritroveranno, anche dopo l’una tantum percepita, a perdere 2.959. E oltre 1.000 come differenza annuale a regime.
Secondo
Marcello Pacifico, presidente
Anief e segretario organizzativo Confedir: "la rivalutazione delle pensioni doveva essere reale e retroattiva, come ha indicato la Corte Costituzionale, che ha di fatto annullato integralmente il blocco sulle indicizzazioni senza fare alcuna distinzione tra i diversi redditi. Se proprio l’Esecutivo voleva intraprendere una strada diversa, avrebbe dovuto approvare una nuova legge e non introdurre un decreto imperfetto. Per questo, siamo pronti a dare battaglia nei tribunali della Repubblica".
Anief tiene a ricorda che dalla parte dei lavoratori non ci sono delle opinioni o interpretazioni di parte, ma la sentenza della
Corte Costituzionale n. 70/2015, che va eseguita con effetto immediato. Gli interessati a impugnare il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo e la decisione del
Governo italiano di conferire una quota forfettaria, possono già ora scaricare il modello di diffida e inviarlo, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, alla direzione provinciale
Inps di competenza.