(Teleborsa) - Quando il ministro delle Riforme,
Maria Elena Boschi, dice che "
la scuola non funziona se la lasciamo ai sindacati" si lascia andare a una mancanza di rispetto per coloro che vi lavorano, per le parti sociali e per chi li rappresenta: la scuola, infatti, è di tutti coloro che la vivono; non può essere di certo in balia del Governo o della legislatura di turno che tira fuori dal cilindro la solita riforma ad effetto.
Non prenderne atto, dopo che
mezzo milione di lavoratori sono scesi in piazza, assieme ai sindacati per opporsi al disegno di legge, continuando invece ad arroccarsi in difesa di una riforma impossibile da realizzare, significa voler perseverare nell’errore”.
Così risponde
Marcello Pacifico,
presidente Anief e
segretario organizzativo Confedir, alle dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore dal ministro Boschi nel tentativo di difendere la riforma dagli attacchi trasversali nei confronti della riforma scolastica voluta dal Governo di cui fa parte.
"Sarebbe stato importante prendere atto del dissenso generale crescente", dice il rappresentante Anief-Confedir. Invece, Boschi che fa? Accusa il sindacato di conservatorismo, dimenticando, in questo modo, che un Governo non può confrontarsi con un milione di
lavoratori, ma che inevitabilmente deve confrontarsi con le organizzazioni sindacali che li rappresentano".
"La verità è che a
palesare scarsa democrazia è proprio l’Esecutivo, che tenta di imporre il ddl in tempi rapidi e a testa bassa. Senza chiedersi
perché il sindacato, che rappresenta la volontà del personale,
non è d’accordo con questa revisione delle regole del comparto. In questo modo, Boschi non comprende che alimenta ulteriori tensioni. Per realizzare un testo di riforma utile alla scuola, caro ministro, c’è solo una soluzione:
riscriverlo daccapo. Assieme alle parti sociali, ai lavoratori e – conclude Pacifico – i sindacati che li rappresentano".