(Teleborsa) - Mentre si parla tanto di
Buona Scuola, sono sempre di più gli istituti orfani del
dirigente scolastico. Costretti ad averne uno ‘part time’, che si barcamena tra più scuole autonome, che a loro volta hanno annesse cinque, sei, a volte sette plessi: quest’anno è capitato a
1.200 istituti scolastici, l’anno prossimo toccherà ad altri
800, forse anche
1.000. Sono quelle dove l’attuale preside è in attesa di conoscere l’esito della propria domanda di pensionamento con effetto
1° settembre 2015. Il problema è che se verranno tutte accolte, arriveremmo ad avere una scuola italiana su quattro in reggenza.
L’aggravante è che l’assenza del dirigente scolastico, sempre dal 1° settembre prossimo, non potrà essere sopperita dalla
figura del vicario, cancellata dalla
Legge di Stabilità 2015, che dovrà infatti rientrare in classe. Al loro posto sarebbero dovuto subentrare delle nuove figure professionali sempre a sostegno dei dirigenti di altri istituti, ma visto che nella migliore delle ipotesi il
disegno di legge 2994 verrebbe approvato a metà giugno, non ci sono i tempi tecnici per la sua attuazione in corrispondenza del nuovo anno scolastico: le scuole devono infatti inviare gli organici definitivi al
Miur entro il prossimo 31 maggio. Il risultato è che dal 1° settembre 2015, per circa
2mila scuole autonome e diverse migliaia di plessi distaccati si prevede una gestione davvero ad alto rischio. Resa, tra l’altro, anche più complessa a seguito dell’illegittimo dimensionamento che ha soppresso quasi 4mila istituti in modo illegittimo e che per effetto della sentenza sul dimensionamento
n. 147 del 2012, infatti, avrebbero dovuto tornare in vita.
“Poiché, se va bene, i vincitori del prossimo concorso per dirigenti scolastici prenderanno posto solo a partire dal 1° settembre 2016 – commenta
Marcello presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è praticamente scontato che il prossimo anno quasi due milioni di studenti saranno gestiti da un presidi di un’altra scuola: è una situazione che si commenta da sola e di cui i nostri decisori politici e ministeriali degli ultimi anni si
devono prendere le responsabilità”.