(Teleborsa) - Gli italiani di mezza età andranno in pensione con metà dell’ultimo stipendio ed i giovani con un terzo.
Questo dato emerge dalle proiezioni
Anief, confermate dall’
inchiesta choc di Progetica sui numeri dell’
Inps.
Nella scuola, chi è
nato nel
1960 potrebbe lasciare il servizio con l’assegno di quiescenza non prima dei
68 anni, quindi tra il 2028 e il 2031, percependo appena
850 euro, questo
dopo 43 anni di contributi, in pratica, gli verrà conferito un assegno pensionistico pari al
54% dell’ultima busta paga.
Chi è
nato nel
1990 e inizia a lavorare ora, dovrebbe andare in pensione a
73 anni, dopo aver lavorato per
mezzo secolo, con appena
400 euro,
33% dell’ultimo stipendio, meno dell’attuale assegno sociale.
I dati sono stati elaborati partendo dal presupposto di un’economia che rimarrà stagnante così come registrato nell’ultimo quinquennio. L’unica soluzione, confermata anche dagli esperti di settore, ad oggi sembra essere quella di aderire al
Fondo di comparto (Espero per la scuola) e alla pensione integrativa garantita con sgravi fiscali. Per questi motivi,
Anief valuta ricorsi in Europa per violazione della
direttiva 88/2003 sull’organizzazione dell’orario di lavoro.
Marcello Pacifico (
Anief-Confedir) dichiara “siamo alla macelleria sociale, con il tradimento del primo articolo della Costituzione, potremmo dire che l’Italia non sarebbe più fondata sul lavoro, ma sulla schiavitù”.