(Teleborsa) - Il governo sembrerebbe essere ancora a caccia di soldi per finanziare la
riforma della scuola, in particolare le assunzioni dei 140mila docenti.
Tra le varie ipotesi che circolano in queste ore c'è anche quella relativa al blocco per 12 anni degli stipendi dei neo immessi in ruolo. Nello specifico, si sta pensando di allungare ulteriormente il primo 'gradone' (ora di 9 anni) e di raffreddare le ricostruzioni di carriera, rinviandole magari a tempi migliori. E già si parla di una nuova riduzione del fondo di istituto già adesso del tutto insufficiente a remunerare il maggiore impegno dei docenti e del personale ATA.
“Pensare di immettere in ruolo i docenti in cambio del prolungamento della cosiddetta carriera raffreddata – spiega
Marcello Pacifico, presidente
Anief e segretario organizzativo Confedir – vorrebbe dire venire meno quel principio della parità retributiva che non dovrebbe più essere messo in discussione. Non è possibile, infatti, barattare le assunzioni del personale, una procedura naturale per coprire il turn over e i posti vacanti, con il blocco per quasi tre lustri di uno stipendio che già oggi figura tra i più bassi d’Europa e con l’indennità di vacanza contrattuale sospesa fino al 2018”.