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La riforma del pubblico impiego non fa cenno a precari e retribuzioni

Cultura, Economia, Welfare
La riforma del pubblico impiego non fa cenno a precari e retribuzioni
(Teleborsa) - La riforma del pubblico impiego proposta dal Ministro Marianna Madia non risolve due importanti problematiche: il precariato e le retribuzioni al palo.

Ne è convinta l'Anief-Confedir, oggi a Roma per un confronto tra le parti sociali e la titolare della Funzione Pubblica.

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, presente al summit, "nell'ipotesi prospettata non c'è alcun cenno alla problematica dell'enorme mole di precariato, di cui metà nella scuola, che opera per ministeri ed enti locali. Non si fa accenno poi agli stipendi sempre più al di sotto del tasso di inflazione".

Dito puntato anche contro l'ulteriore taglio radicale dei rappresenti sindacali perché disattende le leggi e le direttive comunitarie che tutelano il diritto alla consultazione e informazione dei lavoratori, e contro il "bavaglio" ai giudici amministrativi in quanto "aumenterebbe i fenomeni criminali e correttivi".

Il sindacato non accetta nemmeno il mancato rispetto delle norme comunitarie sui trasferimenti (obbligatori) da un settore all'altro.

Le contro-proposte? Abolizione dello spoil system e introduzione di un organico funzionale nella scuola e funzione tutoriale o di coordinamento al personale docente over 60. Ma anche una soluzione veloce per i Quota 96 e lo sblocco del contratto con aumento immediato del 5% su tutti gli stipendi a partire dal 2010.
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