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Pechino si piega ai suicidi in Foxconn: via libera a un sindacato indipendente

Economia, Welfare
Pechino si piega ai suicidi in Foxconn: via libera a un sindacato indipendente
(Teleborsa) - I tempi in cui la Foxconn era conosciuta soprattutto per i suicidi di massa dei propri dipendenti potrebbero essere solo un triste ricordo.

Le fabbriche cinesi del colosso manifatturiero taiwanese che fornisce componenti elettriche ed elettroniche ai maggiori colossi tecnologici occidentali, e che annovera tra i clienti di lusso la Apple, avrà presto una rappresentanza sindacale vera. Dunque, non come quelle già presenti, controllate dal management e dai governi locali, ma formata da persone regolarmente elette tra i dipendenti che lavorano negli impianti cinesi.

Per il momento non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale, ma secondo il Financial Times, che ha anticipato la notizia, è solo questione di tempo perché alla fine l'eco mediatica e il crescente malumore della forza lavoro hanno avuto la meglio sul Governo centrale.

Si tratta di una svolta di proporzioni enormi perché al momento in Cina non esiste una rappresentanza sindacale eletta direttamente dai lavoratori. La Foxconn, inoltre, con i suoi 13 impianti in nove città cinesi che impiegano 1,2 milioni di dipendenti, è il maggior datore di lavoro privato del Paese.

Come noto, negli ultimi anni le fabbriche della Foxconn hanno più volte riempito le pagine di cronaca a causa dei sucidi di massa dei lavoratori. Numerosi sono stati poi i tentativi sventati e quelli falliti, nonostante i vertici avessero chiesto il supporto di monaci buddisti per placare gli animi.

Lo stesso fondatore di Apple, Steve Jobs, prima di morire visitò le fabbriche cinesi, strappando alla proprietà alcune promesse quali l'incremento salariale e la diminuzione delle ore di lavoro. Ma questo non aveva spento l'inquietudine dei lavoratori che, sfidando la dura legge del mercato cinese, hanno continuato a rivendicare più voce in capitolo.

A quanto pare, Pechino non ha potuto fare a meno di piegarsi a simili richieste, anche per evitare ulteriori scandali e polemiche.

Il caso Foxconn potrebbe dunque essere l'inizio di una vera e propria rivoluzione silenziosa nel Paese che ha fatto della manodopera a basso costo uno dei propri maggiori punti di forza.
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