Sta per partire una nuova bufera mediatica, giudiziaria e politica: Creditopoli. Pronti a sbattere in prima pagina i nomi di coloro che non hanno restituito i prestiti ricevuti dalle banche salvate dallo Stato, MPS in primo luogo.
Anche Tangentopoli cominciò così, nel 1992, con la sottovalutazione dell’odio accumulato contro il sistema di potere dalla Democrazia cristiana e del Psi in decenni di governo e di sottogoverno, tra prebende e tangenti.
I nomi, oggi, si fanno già a mezza bocca. Inopinatamente, si mettono insieme chi è fallito per via della crisi economica, e per questo non è riuscito a restituire i prestiti bancari rimettendoci la sua stessa impresa, e chi invece si sarebbe fatto finanziare indebitamente. Ne esce fuori un pasticcio indescrivibile, alimentato dalla insofferenza verso la vera Casta: quella dei banchieri che per anni hanno distribuito il credito e quella degli imprenditori che l’hanno arraffato, magari solo per le buone relazioni con il mondo che conta.
Si prepara la vendetta della politica, quella estromessa da anni dal sistema della finanza, ad eccezione del Pd, l’erede dei Ds, del Pds e del glorioso Pci che aveva cavalcato la demolizione dei partiti di governo della prima Repubblica. Tutti lo ricordano ancora Enrico Berlinguer, che proclamava a gran voce dal palco la diversità del suo partito, l’unico che aveva mantenuto le “mani pulite”. Tutti gli altri erano coinvolti nel malaffare delle tangenti. E quelle parole mossero le procure, fecero aprire migliaia di indagini, rinserrare in cella di sicurezza chiunque avesse avuto un briciolo di potere. Solo il Pci rimase indenne in quella carneficina istituzionale. Solo il Pci, ed i suoi eredi, ebbero il privilegio di continuare ad amministrare il Monte dei Paschi di Siena, attraverso la Fondazione.
E’ arrivata finalmente la Nemesi, la dea greca che porta giustizia, perseguitando i malvagi.
Ma c’è di più, il livore diffuso verso la vera Casta, quella degli affari finanziati con i prestiti bancari. La classe dei prenditori che rischiano il denaro degli altri.
Tutto rotola, come una valanga.
A lanciare il sasso è stato, nientepopodimenoché, il Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, con una intervista rilasciata al Mattino di Napoli. Parlando a titolo personale, ha affermato che sarebbe il caso di approvare una norma che deroghi alla attuale normativa sulla privacy, per rendere noti al pubblico i nomi dei primi cento debitori delle banche salvate con pubblico denaro che non hanno restituito quanto prestato loro. Ci ha messo subito una toppa, Patuelli, parlando del mendacio bancario, il reato che colpisce coloro che si fanno prestare denari con false attestazioni: bisogna sapere i nomi di coloro che hanno truffato le banche. Patuelli parla come parte lesa: non sono le banche ad aver amministrato male i denari dei depositanti e ad aver tradito la fiducia degli azionisti, ma le prime vittime di questi bidonisti.
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