Come nelle favole, la comunicazione politica rende possibile tutto, anche mettere 100 euro in più nella busta utilizzando il TFR ricorrendo alle banche. Inutile opporsi, ragionando. Una volta, un credulone era qualcuno che riteneva possibile tutto, anche far volare un asino. Ormai è impossibile ricorrere a questa metafora per prendere in giro qualcuno, perché l'asino che vola ormai c'è davvero: è il Ciuchino volante, il personaggio della fortunata serie di cartoni animati che fa compagnia al simpatico orco di nome Shrek. Chi cerca di dimostrare il contrario, che non si può far volare un asino, si pone fuori della realtà, quella virtuale: l'unica che conta.
Riepiloghiamo i fatti: il Premier Matteo Renzi ha proposto, già durante la direzione del Pd in cui si discuteva dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, di incrementare di 100 euro gli stipendi dei lavoratori dipendenti attraverso la corresponsione del 50% del TFR che maturano mensilmente. E' un beneficio riservato ai dipendenti privati con contratto a tempo indeterminato: tutti gli altri, dai precari ai dipendenti pubblici, sarebbero esclusi. Il perchè è ovvio: lo Stato dovrebbe mettere mano al bilancio, prevedendo almeno altri 4,5 miliardi di euro di spesa. Di questi tempi, sarebbe impossibile. Gli altri, i precari, non hanno nessun trattamento di fine rapporto: alla scadenza del contratto vanno a casa e basta.
Basterebbero queste due notazioni per capire che si tratta di uno messaggio politico, uno spot volto a riguadagnare il consenso dei lavoratori dipendenti privati che hanno il contratto a tempo indeterminato, nel momento stesso in cui viene tolta loro la tutela della reintegrazione nel posto di lavoro nei casi in cui il licenziamento avvenga senza giusta causa economica. Invece di pensare al pericolo del licenziamento senza più la possibilità di reintegro, cominciano a guardare in alto, per vedere se l'asino davvero vola.
La vera bravura, la grande capacità del politico non sta nel creare una realtà virtuale, quanto nell'obbligare tutti gli altri a dimostrare che si tratta di un cambiamento impossibile da realizzare, di spiegare perché mai un asino non possa volare. E così, i commentatori economici devono cominciare a spiegare perché mai le aziende più piccole avrebbero difficoltà a mettere in busta paga il 50% del TFR, chiarire che si tratta di un accantonamento, spiegare che cosa sia una posta contabile, precisare il concetto di credito verso l'azienda che il lavoratore maturerà solo quando lascerà il lavoro, trovare una soluzione nei tanti casi in cui il TFR sia già stato destinato ad un Fondo previdenziale per una pensione integrativa, andare a capire che fine hanno fatto nel calderone dell'INPS i versamenti operati dalle imprese con più di 50 dipendenti e che problemi si determineranno nel caso di una riduzione. Non finisce qui, perché bisogna cercare di capire se sui 100 euro in più si pagherà l'aliquota fiscale marginale, oppure l'aliquota media calcolata sui 5 anni precedenti come avviene oggi per il TFR.
C'è poi chi cerca di spiegare che sarebbe addirittura manicomiale per un imprenditore doversi recare in banca per chiedere un prestito finalizzato a pagare una parte degli stipendi. Il direttore dell'agenzia gli direbbe, ovviamente, che i 100 euro del TFR li deve pagare con gli incassi e non con i soldi presi a prestito dalla banca: se non incassa abbastanza per pagarli mensilmente, non può certo restituirli con gli interessi. L'imprenditore verrebbe cacciato su due piedi, anzi su quattro zoccoli: è un asino, che non sa far di conto.
Si parla già di un protocollo di intesa, tra governo, banche ed imprese: lì si scriverà la sceneggiatura del film, con il Ciuchino volante protagonista.
Geniale, quindi, la mossa politica del nostro Premier: obbliga tutti a cercare di spiegare perché mai un asino non possa volare, perché non può librarsi in cielo agitando gli zoccoli. Se far politica significa cambiare le regole, anche gli asini possono volare. Ma per fare politica bisogna essere volpi, furbi di tre cotte.
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