(Teleborsa) - Sono arrivate le linee guida contenute in un documento
Inail-ISS che dovrebbero regolare le
riaperture di bar e ristoranti dal 18 maggio. Si va dalla
prenotazione obbligatoria alla
rimodulazione della disposizione di tavoli e posti a sedere per definire un limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio di norma
non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilità di adottare altre misure organizzative, come per esempio le
barriere divisorie. Confesercenti, intanto, ha parlato di norme
“inapplicabili” e centinaia di ristoratori hanno già fatto sapere che a queste condizioni riaprire è praticamente impossibile.
Del "cosa non funzioni" lo abbiamo chiesto al ristoratore
Carlo Corbò, che gestisce da anni un esercizio di
Roma nella zona dell'EUR. Corbò "parte" dai numeri per
“inquadrare” la problematica:
“Se chiedessimo ad altri luoghi di applicare il protocollo Inail-Iss, vorrebbe dire, ad esempio, che
l’Aula di Montecitorio potrebbe ammettere circa 176 deputati. Peggio ancora andrebbe per gli
autobus (metri quadri 30) che potrebbero far salire appena
8 passeggeri. "In un momento di grande difficoltà nazionale, dove in gioco non ci sono solo
problematiche economiche o politiche, bensì la salute e, in alcuni casi, la vita di migliaia di persone, le
polemiche o le rivalse sono inutili e sterili. In momenti così tutti siamo chiamati a
“fare squadra” e a seguire direttive efficienti ed efficaci affinché si superino insieme le difficoltà. E se davanti all’emergenza, non siamo stati secondi a nessuno in quanto a organizzazione medica ed ospedaliera che difficilmente è stata più efficiente altrove, stesso discorso, purtroppo, non può applicarsi ad altre situazioni di crisi e ci siamo purtroppo
impantanati nei mille rivoli della burocrazia.
La notizia della
prossima riapertura dei ristoranti è di per sé positiva ma rischia di
restare un annuncio solo sulla carta. Ricordo che stiamo parlando di un comparto nazionale che impiega circa
1.300.000 lavoratori e che rappresenta il fiore all’occhiello del settore produttivo nazionale. Con queste linee guida, il
rischio di una definitiva
mazzata sul capo è pressoché certa.
Le ultime indicazioni dell’INAIL stabiliscono infatti che in ogni ristorante o trattoria ogni cliente debba poter “godere” di un’area di quattro metri quadri senza incontrare nel suo spazio altri clienti. Questo significa condannare a morte certa gran parte dei ristoranti.
Nostra priorità è
tutelare la salute pubblica contribuendo alla ripresa economica del Paese, ma
dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare"
. Parliamo di proposte: cosa chiedete al Governo per evitare che migliaia di esercizi alzino definitivamente bandiera bianca? “Prima di tutto, non ci tiriamo indietro. Siamo consapevoli che i
ristoratori devono essere parte attiva nel provvedere a una distribuzione dei propri tavoli mantenendo un minimo di due metri “lineari” di distanza tra tavolo e tavolo (in altri luoghi pubblici la limitazione è di un solo metro di distanza. Da sempre). Ovviamente, fondamentale la sanificazione dei locali esponendo la
certificazione dell’intervento avvenuto.
Tutti si devono impegnare (cosa tra l’altro doverosa sempre, a prescindere dal Coronavirus) a
sanificare i propri locali ogni giorno così come da normative HACCP, e ad apportare tutte le misure di pulizia ed igiene doverose ed indicate nei protocolli stabiliti dalle ASL. Occorre poi
vigilare su tutti i dipendenti, accertandosi che indossino mascherine protettive e guanti monouso quando sono a contatto con i clienti, al pari di come avviene nei supermercati, nelle farmacie o in altri luoghi che durante il corso della pandemia non hanno mai smesso le loro attività.
Ribadisco:
mai come ora, occorre fare squadra perché il Paese si rialzi più forte di prima, facendo leva sulle proprie eccellenze, come il suo patrimonio artistico, la sua accoglienza turistica, la sua ricchezza culturale…
E la sua ristorazione”.