(Teleborsa) -
"Ci sono segnali che arrivano dalla produzione industriale e dal Pil, che vanno nella direzione di una stagnazione. Ce ne sono altri, legati per esempio all'export e ancor più all'occupazione, almeno in termini quantitativi, che seppur non esaltanti sono quanto meno positivi. In generale la partita economica per l'Italia è difficile, ma resta aperta". Ne è convinto il
presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, che in un'intervista a il Sussidiario.net pur sottolineando gli ultimi dati positivi sull'occupazione ha messo in evidenza i punti deboli del settore produttivo.
In Italia, secondo Blangiardo – che oggi parteciperà a un
incontro al Meeting di Cl a Rimini – "qualche volta non si fa rete, non c'è sufficiente apertura all'innovazione o la dimensione aziendale è troppo piccola". A pesare, inoltre, in un Paese come il nostro, per il presidente dell'Istat, è il
contesto internazionale caratterizzato da "difficili rapporti tra Stati Uniti e Cina, dai timori di una guerra dei dazi, dai problemi che attraversano le grandi economie europee come la Germania". Sul fronte lavoro "nel 2018 siamo tornati al livello di occupati pre-crisi, l'aumento dell'occupazione e la diminuzione del tasso di disoccupazione sono dati di fatto", ha aggiunto Blangiardo, affermando, tuttavia, che "non basta l'aumento dell'occupazione, ma è importante che questa sia qualitativamente di buon livello".
La crescita degli occupati degli ultimi anni– ha spiegato Blangiardo – è, infatti, strettamente legata all'aumento della domanda di figure altamente qualificate nei settori dell'informazione e della comunicazione, dei servizi alle imprese e dell'industria. Un risultato che il presidente dell'Istat ha definito "confortante" sottolineando che è questa la direzione da seguire.
"Valorizzare la quantità anche attraverso la qualità", questo, riassumendo, lo slogan lanciato Blangiardo per far ripartire il lavoro in Italia.
Per il presidente dell'Istat "le problematiche della precarietà, del part-time involontario o di sottoutilizzo di lavoratori con un'alta formazione sono, tuttavia, ancora aperte e c'è da augurarsi che si possa ottenere qualche miglioramento". Partita più problematica, per il presidente dell'Istat, è quella demografica. "È necessario che le famiglie, le coppie, siano messe in condizione di poter fare quei figli che oggi non fanno. Abbiamo visto dal 2015 che la popolazione diminuisce numericamente,
sono sei anni che abbiamo il record di natalità più bassa di sempre nella storia d'Italia e il saldo naturale è negativo per quasi duecentomila unità – ha affermato Blangiardo –. È evidente che le modifiche della popolazione in quantità e in struttura determinano dei cambiamenti su tutti i fronti, compreso quello economico" ha concluso.