(Teleborsa) - Dopo il prolungamento del
lockdown fino al
3 maggio,
Palazzo Chigi si è immediatamente messo al lavoro su un possibile schema di
riapertura, a condizione però che si seguano i protocolli sindacali, diviso tra le indicazioni del
comitato tecnico-scientifico e i suggerimenti di
task force, associazioni di categoria e sindacati. Di certo, trovare la sintesi che accontenti tutti è
tutt’altro che facile.Cresce, infatti, sempre di più il
pressing di quanti chiedono al Governo
un’accelerazione della cosiddetta Fase Due:
Veneto, Sicilia, Piemonte e Lombardia, in testa, ovviamente nel rispetto delle
necessarie tutele dal punto di vista sanitario. La strada, ancora in salita, sembra segnata: le
aziende ripartiranno, ma allo stesso tempo non si può mettere a rischio la
salute dei cittadini, un messaggio scandito a chiare lettere dai
sindacati.
E' "
fondamentale che venga mantenuto un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i
lavoratori e le lavoratrici", ribadiscono Cgil, Cisl e Uil, dopo aver chiesto un incontro al premier Giuseppe Conte sulla fase due, dicendosi "preoccupati delle iniziative di singole regioni o realtà territoriali perché crediamo che in tal modo si possano pregiudicare gli sforzi che tutto il Paese ha messo in campo.
Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi. Occorrono linee guida omogenee" e "condivise".Intanto, la
task force guidata da
Vittorio Colao lavora a una griglia di rischi per attività - La suddivisione delle attività produttive a seconda del rischio contagio, associando a ciascun codice Ateco un
a "classe di rischio integrato": questa una delle prime griglie a cui, in queste ore, starebbe lavorando la
task force in vista delle riunioni plenarie per la fase 2. Uno schema della tabella, che associa ad ogni codice di attività produttiva un rischio basso, medio o alto ricordando se la stessa attività è stata sospesa o meno a causa dell'emergenza covid, circola in queste ore nella maggioranza e potrebbe essere una delle basi su cui il Governo potrebbe lavorare nei prossimi giorni, anche in vista della prossima scadenza del
3 maggio. SMART WORKING AL CENTRO - C'è poi
"un'arma segreta". Quasi sconosciuto fino a pochi mesi, sembra proprio che lo
smart working sia destinato ad assumere un
ruolo più che strategico nella guerra ancora lunga contro il virus.
Del resto, non è mistero, che – in assenza di una terapia efficace o meglio ancora di un vaccino che non sarà disponibile a stretto giro – l
’obiettivo è limitare il numero di persone sul posto di lavoro, per evitare il possibile gli assembramenti visto che gli esperti hanno già avvisato sul fatto che ad un allentamento delle restrizioni corrisponderà inevitabilmente un aumento dei casi.
Proprio in quest'ottica, potrebbe addirittura
diventare obbligatorio per le grandi aziende, quelle in cui transita un elevato numero di dipendenti al giorno. Negli altri casi, dove cioè sarebbe a discrezione dell' azienda, la
scelta finale spetterebbe al lavoratore che non potrebbe essere obbligato a recarsi in sede.