(Teleborsa) - È
ufficialmente ripartita, seppur in
salita e tra mille incognite, la trattativa tra Governo e ArcelorMittal. Si registrano, infatti,
timidi spiragli dopo l’incontro dello scorso venerdì 22 novembre tra i
l Presidente del Consiglio Conte e i vertici dell’azienda che subito dopo ha rilasciato una nota
dai toni e contenuti decisamente più distensivi rispetto al passato: "AM Investco conferma che l’incontro tenutosi con il Presidente del Consiglio
Giuseppe Conte ed altri membri del Governo per discutere possibili soluzioni per gli impianti ex Ilva
è stato costruttivo. Le discussioni continueranno con l’obiettivo di raggiungere al più presto un accordo per una produzione sostenibile di acciaio a Taranto".
Contestualmente, il
Premier ha annunciato che si metterà in
breve pausa la battaglia legale se nel frattempo non si fermerà l’acciaieria e non si spegneranno gli altiforni. Intanto si aprirà un confronto per arrivare a un
“nuovo piano industriale con soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale”. Sul tavolo il Governo mette la
“possibilità di un coinvolgimento pubblico” e anche la valutazione di ammortizzatori sociali, fermo restando che
“andrà garantito l’impegno per il massimo livello di occupazione”. Moderatamente ottimista anche il Ministro dell'Economia Gualtieri secondo il quale la vicenda di Taranto "
può concludersi positivamente con il rilancio
dell’Ilva". DA TARANTO RISCHI PER CIGS - Resta da sciogliere il
nodo esuberi con i Sindacati che
promettono battaglia e respingono con forza qualsiasi iniziativa metta a
rischio il futuro dei lavoratori, mentre arriva
l’allarme per le possibili ripercussioni Che la vicenda potrebbe avere su tutto l’equilibrio della Cigs. Aspetto che ha approfondito l’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, che in occasione dell’anteprima del Festival del Lavoro 2020 ha fatto i conti del possibile ritiro della multinazionale: “Nello scenario di stallo attuale della produzione” il prossimo anno
“comporterà un esborso da parte dello Stato per la protezione del reddito dei dipendenti ex-Ilva pari a
207,6 milioni di euro”.Intanto, prosegue la
protesta delle imprese dell’indotto di ArcelorMittal, che”stanche delle chiacchiere” rivendicano il pagamento delle
fatture minacciando di bloccare nelle prossime ore l’approvvigionamento delle materie prime. È quanto è emerso dall’incontro che si è svolto nella sede di Confindustria Taranto. L’azienda intanto fa sapere che i
l 60% delle fatture scadute dell’indotto appalto sarà pagato entro il
2 dicembre.(Foto: Per gentile concessione della Presidenza del Consiglio)