(Teleborsa) - Tutto scorre, nulla è determinato. La Fed mantiene una estrema flessibilità, divenuta l'elemento caratterizzante della sua strategia di politica monetaria, tanto da lasciare interdetti i mercati e generare incertezza sul "se" e "quando" ci sarà un rialzo dei tassi di interesse, il primo dal 2006. D'altronde, lo aveva già chiarito Janet Yellen a più riprese.
Secondo i verbali dell'ultima riunione del FOMC, il comitato di politica monetaria della fed, i banchieri sono ancora divisi sulla tempistica di un rialzo dei tassi, giacché vi sono molte variabili in gioco: se da un lato il mercato del lavoro mostra segni di miglioramento (con qualche piccola ricaduta), i riflessi del crollo del prezzo del petrolio e del super dollaro impensieriscono molto le autorità monetarie, che vedono allontanarsi il raggiungimento del target del 2% in termini di inflazione.
Così, anche l'ultima riunione ha visto alcuni membri sostenere l'opportunità di un aumento del costo del denaro già a giugno, in risposta all'accelerazione dell'economia, mentre altri banchieri hanno assunto una posizione più prudente, consigliando di attendere l'estate o anche l'autunno, considerando vari fattori di rischio, non ultimo il rallentamento delle economie Emergenti.
Cosa succederà? A questo punto nulla più è certo e, a partire da giugno, ogni incontro sarà potenzialmente favorevole per una stretta monetaria, ma il fattore determinante non saranno solo i tassi di interesse, ma anche i riflessi di una politica accomodante per così tanti anni, che implica la necessità di trovare un impiego ai proventi del riacquisto di Treasury, senza avere ripercussioni troppo pesanti sui mercati.
La Fed resta colomba: banchieri ancora divisi sulla tempistica del rialzo dei tassi
09 aprile 2015 - 08.43