(Teleborsa) - Dura presa di posizione dell'UE nei confronti della questione del referendum separatista della Crimea, deciso oggi dal parlamento della penisola, che sta lavorando per l'annessione alla Russia. Uno sviluppo che è stato accolto con grande preoccupazione dalla diplomazia internazionale, che sta tentando di appianare la crisi ucraina.

Il Parlamento della Crimea, che giuridicamente è una Repubblica Autonoma, ha votato oggi a favore dell'annessione alla Federazione Russa con 78 voti a favore su un totale di 86. La decisione sarà sottoposta ad un referendum lampo, convocato per il prossimo 16 marzo.

Gli sviluppi della questione nella Penisola, che è deliberatamente filo-russa, sono stati accolti con un certo disappunto da Kiev, che intanto ha deciso di avviare l'iter per sciogliere forzosamente il Parlamento della Crimea. Il Presidente del Parlamento ucraino Oleksandr Turcinov ha anche definito il referendum in Crimea "una farsa", denunciando un "crimine" della Russia contro il proprio paese.

Anche il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha accolto la notizia con un evidente imbarazzo, definendo "illegale" la convocazione del referendum e sollecitando Mosca ad avviare trattative costruttive senza por altro tempo in mezzo. La contropartita sarebbe l'imposizione di sanzioni alla Russia, come la restrizione del soggiorno o il congelamento di beni, proprio come stanno facendo gli Stati Uniti.

La linea di Van Rompuy, che ha parlato al termine del vertice europeo dei capi di Stato e di Governo, in calendario oggi a Bruxelles, è largamente condivisa da tutti gli Stati membri dell'UE, che propendono per una conservazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina ed, al massimo, per la concessione di una maggiore autonomia della Repubblica di Crimea. Così si è espresso il Presidente francese Francois Hollande, mentre il Premier britannico David Cameron ha paventato l'applicazione di sanzioni più drastiche, che riguardino anche misure in campo economico e finanziario.