(Teleborsa) - Scontro tra il premier britannico Boris Johnson e il leader laburista Jeremy Corbyn dopo la bocciatura del piano del governo sulla Brexit da parte del Parlamento.
Nel Question Time che si è tenuto alla Camera dei Comuni, BoJo ha accusato Corbyn di voler solo rimandare la Brexit e puntare a "un secondo referendum per il 2020", nonostante avesse dichiarato di voler rispettare la volontà popolare del voto del 2016.
Il leader laburista ha risposto che il voto contrario era largamente prevedibile visto che l'accordo negoziato con Bruxelles crea confini con l'Irlanda del Nord e apre le porte alla "deregulation" su lavoro, ambiente e sanità pubblica nel Regno Unito.
I due capi politici si sono poi incontrati per un faccia a faccia nell'ufficio del primo ministro alla Camera dei Comuni nel tentativo di superare lo stallo: Johnson ha infatti già chiarito che se la Brexit non verrà attuata entro il 31 ottobre è pronto a indire elezioni generali prima di Natale, cosa che i laburisti vorrebbero evitare.
Anche l'incontro si è concluso con un nulla di fatto: Corbyn ha ribadito la sua offerta di concordare un calendario per discutere, esaminare e modificare il disegno di legge sulla Brexit, ma ha confermato che le elezioni generali dovrebbero tenersi solo dopo aver eliminato la minaccia una Brexit no deal.
Fonti di Downing Street hanno invece affermato che "Corbyn non ha alcuna strategia politica se non quella di creare ulteriori ritardi e arrivare al 2020 con un secondo referendum".
Nel frattempo, anche l'Unione Europea ha fatto sentire la sua voce. In un'intervista a Sky News, il capo negoziatore UE per la Brexit Michel Barnier ha chiesto al Regno Unito di chiarire "quali saranno i loro prossimi passi" e ha ricordato che "spetta all'Unione dei 27 decidere su una proroga", sottolineando che "il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk sta già avviando le consultazioni".