(Teleborsa) - La riforma della scuola porta con sé altre novità, non tutte costituzionalmente accettabili, come l'istituto della "chiamata diretta", che è vietato nella Pubblica Amministrazione, tranne che nel settore istruzione.
La denuncia arriva dal sindacato della scuola Anief, il quale ricorda che, nell'articolo 7 del testo della riforma, si stabilisce che saranno individuati dai dirigenti scolastici gli incaricati triennali della docenza per la copertura dei posti assegnati alla loro scuola. Si tratta dei 50 mila precari assunti per potenziare l'offerta formativa, che di fatto diventeranno dei docenti nomadi, sempre pronti con la valigia in mano per cambiare incarico ogni tre anni.
Il leader sindacale Marcello Pacifico sottolinea, poi, sottolinea che la scelta della chiamata diretta "spazza via le regole per fare spazio alla discrezionalità, prestando così il fianco ai ricorsi". "Del resto - sottolinea - come potrebbe non finire nelle aule giudiziarie un modello organizzativo che non rispetta più i parametri base delle selezioni del pubblico impiego, ma che si lascia andare, su spinta del Governo e forse del Parlamento, verso le derive autoritarie della chiamata diretta?".