(Teleborsa) - Continua l'odissea professionale per migliaia di precari della scuola che da mesi, dopo aver regolarmente prestato il loro servizio di supplenza, non si vedono corrispondere lo stipendio: solo a Padova, è notizia di oggi, sono 300 in questa situazione, con "molti lavoratori precari costretti a farsi prestare i soldi dai genitori per pagare le bollette". E la stessa situazione paradossale si sta vivendo in tutte le province italiane.
Lo stanziamento di appena 64,1 milioni di euro, attraverso la Legge di Stabilità che ha attuato un'ulteriore "stretta" alle le supplenze brevi, si sta quindi rivelando largamente ridotto rispetto al fabbisogno effettivo di fondi necessari. A fronte di un incremento delle supplenze, confermato anche dai dati ufficiali emessi dall'amministrazione, che pochi giorni fa ha rilevato un aumento dell'11% del numero di contratti a tempo determinato nel periodo settembre - novembre 2014, il Governo ha pensato bene di fare cassa risparmiando sul prezioso apporto che quotidianamente tantissimi precari svolgono, a rotazione, negli 8.400 istituti italiani per sopperire all'assenza del personale di ruolo, garantendo il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività scolastiche.
"Come sindacato - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - non possiamo che biasimare la decisione del Governo di assumere i precari senza avere risorse certe per i loro stipendi. Non può essere questa la buona scuola cui fa riferimento l'Esecutivo: nessuno Stato moderno può ledere i diritti del personale che assicura il funzionamento delle sue scuole".