(Teleborsa) - Domani si celebra la Giornata mondiale degli insegnanti. In Italia i docenti sono quasi 900 mila, l'81% sono donne e oltre il 20% supplenti: secondo i dati aggiornati solo pochi giorni fa dal ministero dell'Istruzione e del Merito, sono 684.592 che insegnano le discipline su posti comuni più 194.481 di sostegno agli alunni disabili, dato quest'ultimo che nelle prossime settimane dovrebbe aumentare di ulteriori 10-15 mila posti. È quanto sottolinea l'Anief alla vigilia della Giornata mondiale degli insegnanti.
"Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che non possiamo avere 220 mila precari che continuano ad essere privati di molti diritti basilari. Essere supplente a scuola significa oggi ancora ritrovarsi, rispetto a chi è stato immesso in ruolo, discriminati a livello giuridico ed economico, con meno ferie e permessi, zero aumenti stipendiali, salario accessorio, penalizzazioni su ricostruzione di carriera e formazione. I docenti precari – spiega il sindacalista autonomo – risultano poi sottopagati rispetto agli altri dipendenti pubblici a parità di qualità e delle ore di lavoro e non tengono conto delle attività diverse dalla didattica frontale, tanto che la media stipendiale annua di insegnante in Italia si colloca tra 29.000 e 30.000 euro, mentre un dipendente pubblico percepisce, sempre in media, circa 34 mila euro annui. E sempre rispetto ai dipendenti pubblici, gli insegnanti risultano più a rischio burnout: una condizione di sofferenza psicologica statisticamente provata, ma che non vuole essere riconosciuta dal Mef attraverso ‘finestre’ di uscita anticipate dal lavoro, nonostante le richieste del sindacato Anief supportate da inchieste specifiche".
Gli insegnanti, inoltre, – sottolinea l'Anief in una nota – risultano sempre più umiliati da studenti e genitori. "Un numero considerevole di allievi – continua Pacifico – non ne riconoscono la funzione sociale e moltissime famiglie hanno persino violato il ‘sacro’ patto educativo docenti-genitori che per decenni aveva caratterizzato l'Istruzione italiana, costringendo l’attuale Governo a intervenire per reprimere condotte criminali. Sono tutti segni evidenti di come quella società che nasce dalle riflessioni della Repubblica dei filosofi di Platone oggi rinneghi sé stessa e ci porti verso il declino formativo delle nuove generazioni. Sembra che si riconosca il valore degli insegnanti soltanto durante eventi luttuosi o difficili, quali il Covid o la guerra in Ucraina, salvo dimenticarsene alla prima legge di bilancio con la quale ciclicamente si programmano ulteriori tagli al sistema scolastico. Invece, per un Paese all’avanguardia e in crescita le spese per l'istruzione dovrebbero essere quelle principali del bilancio pubblico. E il rispetto per la funzione docente – conclude il leader dell'Anief – dovrebbe essere riconosciuto a partire da una giusta retribuzione".