(Teleborsa) - Potrebbero essere giorni decisivi, questi, per il futuro del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa.
L'enorme flusso di migranti e la sostanziale incapacità degli Stati del Vecchio Continente di gestire al meglio l'emergenza sta mettendo infatti a rischio quello che è da sempre considerato uno dei capisaldi dell'Unione Europea.
In questi ultimi mesi Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Austria e Francia (quest'ultima in seguito agli attacchi terroristici dello scorso 13 novembre) hanno reintrodotto i controlli alla frontiera, una misura che resterà in piedi almeno fino a maggio.
La cosa ha provocato il malcontento di molti altri Paesi, tra i quali l'Italia, ma anche del Fondo Monetario Internazionale.
Durante il Forum di Davos la Direttrice del Fondo, Christine Lagarde, ha spiegato che sul Trattato di Schengen "o la va, o la spacca", il che, tradotto, significa che su questo tema si gioca la sopravvivenza dell'UE.
Il tema è così caldo che oggi, ad Amsterdam, si svolgerà un vertice straordinario dei Ministri degli Interni. Si tratta di un meeting informale, dunque non saranno prese decisioni, dal momento che i 28 puntano ad un accordo politico non più tardi di giugno.
Secondo quanto scritto dalla stampa internazionale nel fine settimana, sarebbero molte le ipotesi al vaglio.
C'è chi vorrebbe "isolare" la Grecia, in particolare il confine con la Macedonia che è molto più vulnerabile per il passaggio dei profughi.
C'è invece chi parla della creazione di un corpo europeo di guardie di frontiera e chi chiede di intervenire ai confini di quegli Stati dove diventa difficile gestire il flusso di migranti.
Secondo la stampa britannica, inoltre, alcuni Stati avrebbero intenzione di chiedere la proroga del Trattato di Schengen fino al 2017.