(Teleborsa) - Secondo il Fondo Monetario Internazionale, sarebbero in aumento i rischi di un crollo finanziario globale, perché il rallentamento in Cina e il conseguente calo del commercio mondiale, stanno minando la stabilità delle economie emergenti fortemente indebitate.
L'istituto di ultima istanza, con sede a Washington, ha detto che la scala dei debiti collezionato da tali economie, in gran parte vulnerabile ai tassi di interesse negli Stati Uniti, ha risvolti tali che richiedono un’immediata azione per salvare il sistema finanziario mondiale.
“Le minacce di instabilità e di recessione che incombono sulle economie emergenti sono di una intensità tale che potrebbero erodere del 3% il Pil mondiale”, ha detto Josè Vinals, consulente finanziario dell’FMI. “A rendere più grave la situazione economica del mondo concorrono i problemi del debito e la disarmonia tra gli stati europei, oltre ai brutto assetto dei mercati finanziari, che anziché essere in grado di assorbire il colpo si pongono nelle condizioni di trasmettere violenti shock”.
L’unica difesa può essere attivata dalle Banche Centrali, che devono farsi trovare pronte ad immettere ulteriore liquidità sui mercati.
Per quanto riguarda i tassi di interesse negli Stati Uniti, Viñals ha detto che ci sono giustificati motivi per alzarli prima di Natale, in concomitanza di basse pressioni inflazionistiche e salariali. “I rischi di un inasprimento precoce sono superiori a quelli di aspettare due o tre mesi", ha detto Vinals.
L'avvertimento dell’FMI segue un'estate di turbolenze che hanno pervaso i mercati finanziari, innescate da tentativo della Cina di aumentare le sue esportazioni con una svalutazione della sua moneta.
La mossa ha scatenato il panico nei mercati azionari, alimentato dalla percezione degli investitori che hanno riconosciuto per la prima volta l'impatto del rallentamento dell'economia cinese.
All'inizio di questa settimana il Fondo monetario internazionale ha abbassato le sue previsioni di crescita globale per il 2015 al 3,1%, valore che segnerebbe la performance più debole rispetto al minimo della recessione nel 2009.