(Teleborsa) - Gli oppositori della Buona Scuola non si danno per vinti, hanno tentato per mesi di opporsi all'approvazione di questa riforma ed anche ora che questa è divenuta legge, continuano a contrastarla.

Da i sindacati di categoria si dichiara, per settembre, la ripresa della mobilitazione per contrastare l'applicazione di questa legge ma anche dalla politica qualcosa si muove; diversi sono gli esponenti della sinistra che annunciano un’iniziativa referendaria sulla scuola.

Infatti proprio oggi, Giuseppe Civati (ex PD) darà il via ad una campagna referendaria promossa dal suo nuovo movimento politico 'Possibile'.
Verranno depositati in Cassazione i quesiti referendari su diverse leggi che sono state varate dal Governo.

I quesiti su cui chiamare i cittadini al voto sarebbero i temi più caldi della politica italiana, partendo dal Jobs Act, passando per lo Sblocca Italia e l'Italicum, fino a predisporre anche un quesito sulla questione della scuola, questo quanto comunica Civati nel suo blog.

Dello stesso avviso è Luigi Di Maio, del M5S che, invocando l’autodeterminazione del popolo, torna anche sul ddl scuola. Ribadisce l'incostituzionalità della legge e rassicura che comunque si tratta di una legge che avrà vita breve perché verrà cambiata dal suo movimento con l'aiuto degli stessi insegnanti, non appena il M5S sarà al governo.

Dal mondo dei sindacati l'aria che tira è la stessa ed infatti: “Lanciamo un appello ad associazioni, forze politiche e sindacali per organizzare a settembre un incontro pubblico nazionale a Roma in cui discutere la costituzione di un comitato promotore referendario contro la riforma della scuola”. A proporre l'iniziativa, nel giorno in cui entra in vigore la legge n.107/2015 cosiddetta “La Buona Scuola”, è la Gilda degli Insegnanti.

“Come abbiamo ribadito più volte nel corso dell'ultimo anno, - spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – riteniamo che questa legge leda profondamente i principi sui quali dovrebbe essere fondata la scuola pubblica statale”.

I punti maggiormente contestati dalla Gilda riguardano il rafforzamento della figura del dirigente scolastico e il depotenziamento degli organi collegiali e della libertà di insegnamento, prevista dal primo comma dell’articolo 33 della Costituzione; l'aziendalizzazione delle istituzioni scolastiche; il riconoscimento di deduzioni fiscali e di aiuti a favore della scuola paritaria non statale, che risultano in contrasto con il secondo comma dell’art.33 della Costituzione; la presenza di importanti deleghe al governo e al Miur in relazione a materie fondamentali sulle quali si basa l’organizzazione e la funzione educativa e formativa della scuola pubblica.

“Contro questa riforma si è creato un fronte compatto di cui la Gilda è stata uno degli attori principali. Ed è proprio da quest'ampia convergenza di posizioni avverse alla 'Buona Scuola' – conclude Di Meglio – che deve proseguire la mobilitazione per indire un referendum con cui abrogare le parti più inaccettabili del testo di legge”.