Tsipras, infatti, ha siglato con Putin un patto di cooperazione per la costruzione di un gasdotto russo-turco (Turkish Stream), che costituisce una alternativa al progetto South Stream, interrotto qualche mese fa per le ritorsioni di Mosca nei confronti delle sanzioni imposte dall'UE assieme agli Stati Uniti. In base all'accordo, la Grecia, diventerà il principale hub europeo del gas in arrivo dall'Est.
L'accordo, che ha certamente un alto valore economico per Atene, costituisce anche una rottura implicita con l'Europa, in quanto la politica energetica con terze parti viene generalmente discussa in ambito comunitario. Ma Tsipras ha chiarito che vuole andare avanti da solo e che la Grecia ha pieno diritto di stabilire la sua politica estera. Una implicita dichiarazione di inizio ostilità, quindi, che oggi concerne il gas, domani potrebbe comprendere una cooperazione agricola e così via.
Dal canto suo, Putin ha finalmente trovato un varco verso l'Europa, entrando il portone secondario, anche se il leader russo si è affrettato a precisare che "la Grecia non sarà il 'Cavallo di Troia' che aprirà a Mosca le orte dell'Europa". E riguardo alla possibilità che Tsipras chiedesse un prestito a Mosca per ripagare il debito in scadenza con l'FMI, Puntin ha candidamente spiegato che "la Grecia non ha chiesto aiuti finanziari, anche se sono possibili prestiti nel quadro della cooperazione" siglata ieri.