(Teleborsa) - Sequestro finito in tragedia del giudice che si occupò del caso Elvan. Irruzione di un uomo armato in una sede del partito islamico Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan. Attacco nella questura di Vatan Sokak dove è stata uccisa una donna kamikaze. Numerosi arresti di presunti aderenti al movimento di estrema sinistra DHKP-C e di altre persone in varie città turche. Il più vasto black out elettrico dal 1999.

In queste ultimi giorni la Turchia è diventata teatro di proteste e manifestazioni culminate con una veloce escalation di violenze.

La domanda che aleggia è: cosa sta succedendo a questo Paese dall'economia solida che fino a qualche anno fa bussava alle porte dell'Unione Europea?

Premesso che in Turchia i gruppi estremisti sono molto attivi da oltre 40 anni e che non sono stati rari nemmeno gli scontri tra militanti ultra-nazionalisti di estrema destra e gruppi di estrema sinistra, va premesso che nonostante la repressione delle proteste del maggio del 2013 contro il Governo di Erdogan il clima è rimasto teso, in particolare a causa della costante minaccia alle libertà democratiche (per esempio l'oscuramento dei social network più importanti) da parte del Governo.

Da non dimenticare che il prossimo 7 giugno si svolgeranno le elezioni politiche in Turchia. Erdogan è alla ricerca della maggioranza assoluta per cambiare la costituzione verso un regime super -presidenziale.
Ovvio che le opposizioni sono sul piede di guerra, timorose che il trionfo del "sultano" possa trasformare la Turchia in una dittatura islamica.

Tutto qui? No. La questione, in Turchia, è ben più complessa e non basterebbero schiere di storici e politologi per illustrarla in poche righe.