(Teleborsa) - Il TFR in busta paga potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio per i lavoratori a causa dell'elevata tassazione sugli importi.
Il legislatore ha infatti deciso che l’anticipazione del trattamento di fine rapporto subirà la tassazione ordinaria e non quella separata. Pertanto, a un lavoratore dipendente, soprattutto se non più giovanissimo, converrà percepire il TFR al termine della carriera lavorativa, anziché chiederne l’anticipo, rileva la CGIA di Mestre.
"Secondo i nostri calcoli rispetto all’erogazione della liquidazione al termine del rapporto di lavoro, chi ne chiederà l’anticipazione pagherà più tasse per un importo che su base annua oscillerà tra i 230 e i 700 euro circa. Ovviamente l’aggravio fiscale tenderà ad aumentare al crescere del livello di reddito del soggetto richiedente” dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA.
Perché con l’anticipo mensile del Tfr si pagano più tasse? A fine carriera lavorativa la liquidazione viene tassata separatamente con la media delle aliquote degli ultimi cinque anni che tiene indirettamente conto delle detrazioni per lavoro e per i carichi familiari. Nel caso dell’anticipazione introdotta dal Governo Renzi, invece, quest’ultima si cumula con il reddito e conseguentemente aumenta anche la tassazione.
Infatti, l’aumento del reddito dovuto all’integrazione legata al TFR mensile in busta paga viene tassato con l’aliquota marginale, ovvero quella che interessa la parte più elevata del reddito. Inoltre, quando aumenta lo stipendio si riducono gli effetti economici delle detrazioni per i figli a carico e quelli legati agli assegni familiari. Infine, mentre la liquidazione erogata a fine carriera è “risparmiata” dall’applicazione delle addizionali comunali e regionali Irpef, l’anticipo mensile no.