(Teleborsa) - L’aumento a sorpresa dei tassi di interesse da parte della Russia, portati al 17%, non è riuscito a fermare il crollo del rublo. La prossima arma a disposizione per riparare al caos economico provocato dalle sanzioni, imposte a Mosca da parte degli USA e dell’Unione Europea, oltreché dalla grossa caduta del petrolio, sarà la vendita di oro.

La Russia detiene circa 1.170 tonnellate del metallo prezioso, come ha comunicato la banca centrale il mese scorso. Si tratta di circa il 10% delle sue riserve in valuta estera, secondo il World Gold Council.

Mosca, per voce del governatore della banca centrale, Elvira Nabiulina, ha informato che solo quest’anno le riserve auree sono salite di 150 tonnellate.

La difesa del rublo è finora costata alle casse della Russia circa 80 miliardi di dollari, un emorragia che non ha prodotto gli effetti sperati e, di fatto, appesantita dalla caduta di oltre il 40% dei prezzi del petrolio. L’effetto combinato è che la Russia si è impoverita di valuta forte per necessità e gli operatori scommettono che il paese toccherà le sue riserve auree.

"La Russia è in un momento critico e determinato dalle sanzioni imposte e per il rapido declino dei prezzi del petrolio. Potrebbero quindi essere costretti toccare le loro riserve auree", ha detto Kevin Mahn, responsabile della gestione a Parsippany Hennion & Walsh Asset Management. "Se questo succederà, ovviamente l’oro affonderà".

Il future sull’oro per consegna febbraio 2015, è salito ieri dello 0,4% a 1.199 dollari l'oncia sul Comex di New York.