(Teleborsa) - Sembra proprio che l'Argentina non ne voglia sapere di piegarsi a Thomas Griesa, l'inviso giudice statunitense che ha portato Buenos Aires al secondo default in 12 anni.
Come preannunciato a fine agosto dalla Presidente Cristina de Kirchner, il Congresso argentino ha dato il via libera alla ristrutturazione del debito del Paese, che ora è legge avendo già incassato anche il sì del Senato.
C'è solo un problema: la norma aggira manifestamente quanto sentenziato dai giudici statunitensi e dalla Corte Suprema USA. Griesa ha imposto infatti che fino a quando l'Argentina non rimborserà per intero i fondi holdout (quelli che rifiutarono le due ristrutturazioni dei Tango Bond andati in default nel 2002), non potrà corrispondere gli interessi ai detentori di bond argentini che aderirono alla ristrutturazione (per questo, secondo la sentenza, l'Argentina è tecnicamente in default).
Ebbene, la legge approvata dal Congresso argentino stabilisce che Buenos Aires può pagare in Francia o in valuta locale gli interessi dovuti ai detentori di Tango bond in valuta estera . La legge autorizza inoltre il Governo ad offrire agli investitori l'opportunità di scambiare volontariamente i Tango bond in valuta estera in bond che sottostanno alla legislazione argentina.
Ovviamente, i conti saranno aperti presso la Banca Centrale Argentina anziché presso Bank of New York, come fiduciario corrente.
Di fatto, Buenos Aires può scambiare bond emessi a New York con bond emessi in argentina o in altri Paesi al di fuori della giurisdizione di New York.
Resta ora da capire quali saranno le prossime mosse di Washington. La cosa certa è che, ancora una volta, le relazioni diplomatiche tra Argentina e Stati Uniti sono fortemente a rischio.