(Teleborsa) - Sono molti i giovani che vogliono diventare insegnanti, ma solo pochi di loro potranno realizzare questo sogno.
Il Miur - Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, ha oggi reso pubblici i dati sulle domande di accesso al secondo ciclo del Tfa, il Tirocinio formativo attivo, utile per abilitarsi all'insegnamento nella scuola secondaria, evidenziando un elevato numero di adesioni pari a 146.742.
I candidati sono per lo più giovani, visto che l'età media si aggira sui 33,6 anni, con il 68,7% donne. Il numero maggiore di domande si registra in Campania (24.142), Lazio (16.866), Sicilia (15.235) e Lombardia (14.235).
Poiché i posti a concorso sono 22.478, solo un candidato ogni sette riuscirà ad essere ammesso, ma il paradosso, tutto italiano, spiega l'Anief - sindacato della scuola, è che però questo genere di selezione e formazione iniziale per diventare docenti della scuola pubblica non serve a nulla, poiché non servirà per entrare nel doppio canale di reclutamento: quello che permette di insegnare con continuità e col tempo aspirare all'immissione in ruolo.
"Chi meriterà di superare le selezioni - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - continuerà a studiare presso le Università, a sostenere esami dopo aver svolto del tirocinio non retribuito: pagherà oltre 3mila euro di tasse per frequentare i corsi accademici, spesso a centinaia di chilometri da casa, sosterrà un esame finale abilitante. Ma alla fine della 'fiera', sarà lasciato fuori dal sistema del doppio canale di reclutamento. Mentre in dieci anni, più di 100mila aspiranti docenti che hanno svolto un percorso formativo simile presso le SSIS o le Facoltà di Scienze della Formazione primaria, sono stati naturalmente inseriti nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento o ancora nel 2012 nella fascia aggiuntiva".
"Si tratta di un fenomeno che, in contrasto con quanto sta cercando di fare la Funzione Pubblica, non agevola di certo il turn over. A tal proposito - conclude Pacifico - , solo quarantottore fa l'Ocse ci ha ricordato che oltre il 50% degli insegnanti italiani è over 50, l'11,1% ha più di 60 anni e che l'Italia è il Paese Ocse con gli insegnanti più anziani. Invece, lo Stato dovrebbe permettere a migliaia di professionisti di fare quello per cui hanno studiato, sono stati selezionati e formati nei nostri atenei".