(Teleborsa) - Svolta epocale per gli Stati Uniti che, dopo ben 40 anni, tornano ad esportare petrolio, avendo ormai raggiunto la totale autosufficienza energetica, grazie allo shale gas, ed avendo un surplus da smaltire, anche per effetto dell'eliminazione di una serie di strozzature con una imponente opera infrastrutturale sugli oleodotti.
La decisione di abolire il divieto di export, scattato negli anni '70, è stata annunciata dal Dipartimento del Commercio americano, che stando alle indiscrezioni avrebbe anche già rilasciato l'autorizzazione all'export a due compagnie, la Pioneer Natural Resources e la Enterrise Product Partner.
La svolta è stata determinata dal rafforzamento degli Stati Uniti sui mercati energetici, in vista anche del previsto aumento della domanda mondiale, dovuto alla ripresa economica.
Le prime spedizioni inizieranno ad agosto, anche se i quantitativi, inizialmente, saranno piuttosto esigui. Nel breve periodo, però, gli Stati Uniti potrebbero arrivare ad esportare 700mila barili di petrolio al giorno, un quantitativo affatto trascurabile e potenzialmente in crescita nei prossimi anni.
La notizia del riavvio dell'export americano ha messo le ali al petrolio, quanto meno alla qualità nordamericana. Il future sul petrolio WTI, quotato al Nyex di New York ha immediatamente ridotto lo spread rispetto al più costoso Brent, portandosi a 106,51 dollari al barile (+0,45%). La qualità del Mare del Nord quota invece 113,99 dollari (-0,41%).
Raggiunta l'autosufficienza. Stati Uniti riavviano l'export di greggio
25 giugno 2014 - 11.06