(Teleborsa) - Mancano tre giorni al referendum in Crimea.

Un referendum a cui si guarda con apprensione visto che i cittadini saranno chiamati alle urne per decidere se divorziare dall'Ucraina e camminare verso Mosca.

Dopo il via libera del Parlamento ucraino, che qualche giorno ha votato a a favore dell'annessione della Crimea alla Federazione Russa ora si aspetta il responso dei cittadini anche se già si infervorano gli animi. Qualunque sarà l'esito della consultazione popolare, sulla separazione della Crimea dall'Ucraina non avrà nessun valore legale, tuona il Presidente della Commissione UE Barroso a nome del G-7. I sette Paesi più industrializzati del mondo chiedono a Mosca di fare un passo indietro e fermare questo referendum.

Per il G-7 l'annessione della Crimea alla Russia va contro i principi espressi dalla Carta fondamentale delle Nazioni Unite. I sette minacciano Mosca di essere pronti ad adottare misure individuali e collettive nel caso intendesse procedere all'annessione della Crimea, anche alla luce del fatto che il Parlamento crimeano, senza aspettare il referendum ha proclamato l'indipendenza e la separazione dall'Ucraina.
Intanto, ieri, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha incontrato il primo ministro ucraino Arseniy Yatsenyuk per cercare di trovare una soluzione pacifica alla difficile situazione in Crimea, incontro che ha portato alla conclusione che la comunità internazionale continuerà ad aiutare l'Ucraina nel braccio di ferro con Mosca."Il popolo ucraino non può andare avanti avendo un Paese vicino che decida il loro futuro, come portare avanti i loro affari interni, con la canna di una pistola puntata", ha detto Barack Obama, definendo l'intervento russo in Crimea contrario al diritto internazionale, aggiungendo che che se non cambierà atteggiamento, gli Stati Uniti e l'Unione Europea "saranno costretti a far pagare un prezzo a Mosca".