(Teleborsa) - Sul fronte dell'istruzione dei giovani il Sud è sempre più abbandonato a sé stesso.
La conferma arriva dall'incrocio dei dati forniti in queste ultime ore dalla Fondazione Agnelli sull'elevata percentuale di insegnanti di ruolo tagliati tra il 2007 e il 2012 - con i record negativi (tra il 16% e il 18%) riscontrati nelle province di Nuoro, Reggio Calabria e Isernia - con quelli pubblicati da Abi-Censis sulle "Otto Italie in cerca di politiche di sviluppo". Dai dati emerge l'impellente necessità di avviare delle "politiche economiche organiche" a partire dal Sud dove il ritardo è davvero notevole, e le indicazioni del Miur sull'alto tasso di dispersione scolastica rilevata proprio nel Mezzogiorno e nelle Isole.
Dal primo rapporto, emerge che "dal 2007 al 2012 il personale della scuola statale (insegnanti e Ata) è diminuito del 10,9%, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego". Anche se il numero di alunni tra il 2009 e il 2012 è aumentato di 90.990 unità, quello degli insegnanti si è ridotto del 9% passando "da 843mila a 766mila: una riduzione che ha toccato in eguale misura tutti i gradi scolastici, con l'eccezione della scuola dell'infanzia, e ha riguardato in modo più vistoso i docenti con un contratto a tempo determinato (-25%), mentre quelli di ruolo sono scesi del 6%".
Particolarmente grave è che, soprattutto a seguito delle "misure volute dai ministri Gelmini e Tremonti con la legge 133/2008, sono state riscontrate "importanti differenze regionali, con province del Sud, dove la popolazione studentesca è in forte calo, che hanno registrato diminuzioni dei docenti di ruolo fino al 18%". I tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia.
Scorrendo il rapporto territoriale Abi-Censis, realizzato su dati Istat, si evidenza che le aree dove lo "squilibrio socio-economico" è maggiore sono quelle del Sud e delle Isole. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale per quelle che hanno il più "basso tenore di crescita" a livello di "potenzialità rurale" o che sono "a rischio involuzione". Mentre i territori dove c'è maggiore possibilità di crescita e sviluppo sono quelli del Nord, in particolare il Friuli, il Trentino, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. Con il settentrione che fa quindi "da traino".
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "è giunta l'ora di introdurre dei criteri diversificati, sulla base dei parametri di disagio socio-economico delle singole aree". E per questo occorre "prevedere delle risorse aggiuntive", ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo così cadere l'unicità degli organici e della formazione delle classi. Per Pacifico "il premier Renzi ne deve tener conto nel piano di rilancio della scuola, che ha detto di voler presentare nei prossimi giorni".