(Teleborsa) - Titolo V, cos'è? Se lo domandano in molti da quando il neoeletto Segretario del PD, Matteo Renzi, ha lanciato la proposta - ben accolta anche dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi - di riformarlo.

Il Titolo V è quella parte della Costituzione che si occupa di Regioni, Province e Comuni, cioè gli Enti Locali, che sono altra cosa rispetto allo Stato centrale.

A partire dagli anni '70 la voglia di federalismo e decentralizzazione ha assegnato a questi Enti maggiori competenze.

L'ultima riforma, confermata con un referendum, risale al 2001 ed è quella che ha permesso a Regioni & Co di avere grande autonomia sia a livello finanziario (e dunque di spesa) che politico (per esempio, con la facoltà di decidere autonomamente anche numero di consiglieri e loro indennità), ma non fiscale, perché lo Stato ha continuato a raccogliere la maggior parte delle imposte per poi distribuirle ai vari Enti a seconda delle esigenze.

Come fa notare anche IlPost, le precedenti riforme del Titolo V hanno creato l'anomala situazione in cui il Parlamento si trova costretto ad alzare le tasse statali anche per riparare ai buchi nei bilanci regionali. Ma comune, mezzo gaudio, insomma, visto che pagano tutti anche se gli enti in cui risiedono sono virtuosi.

C'è poi un fattore morale con grandi implicazioni: non essendo costretti a chiedere direttamente ai cittadini i soldi per ripianare i buchi in bilancio (perché lo fa lo Stato attraverso il Parlamento), gli Enti possono spendere e spandere senza mai essere giudicati direttamente. Ne sanno qualcosa i procuratori che hanno messo sotto la lente 16 Regioni su 20 per spese e rimborsi elettorali folli.

Il federalismo è dunque un principio fallimentare? Assolutamente no. Come fanno notare molti economisti, si tratta di un sistema ottimo, purché applicato al meglio.

Per questo Matteo Renzi ha fatto della riforma del Titolo V il suo cavallo di battaglia, assieme alla riforma elettorale e del Senato.

Sabato scorso, in occasione dell'incontro con Silvio Berlusconi, il segretario del Pd e il Cavaliere hanno convenuto sulla necessità di presentare nei giorni a venire alcune modifiche in tal senso. La strada l'aveva aperta il Governo Monti nel 2011, sull'onda delle polemiche per i sempre più frequenti scandali. Trait d'union del disegno di legge costituzionale era il principio di unità giuridica ed economica della Repubblica Italiana.