(Teleborsa) - Con i Bund che probabilmente registreranno una performance contenuta, gli investitori cercheranno di sfruttare opportunità più redditizie nel 2025 in ambito obbligazionario. Questo sarebbe in linea con la ripresa dell'attività di carry trades (acquisto di titoli con rendimento elevato) già osservata quest'anno. Lo si legge nel "The Compass 2025" di UniCredit, redatto dal nuovo team Group Investment Strategy, che presenta una panoramica completa delle previsioni economiche e delle principali implicazioni finanziarie.

"Il deciso interesse verso i titoli di Stato periferici ha ridotto i differenziali di rendimento rispetto ai Bund, grazie alla disinflazione in corso, alla minore volatilità, alle prospettive di bilancio favorevoli, ai tassi di crescita superiori alla media e alla stabilità del quadro politico, soprattutto in Italia - si legge nel rapporto - Fa eccezione invece la Francia, su cui pesano l'indebolimento dei fondamentali macroeconomici e l'incertezza politica".

UniCredit prevede che la domanda di titoli di Stato italiani rimarrà sostenuta nel 2025, sostenuta da un contesto politico stabile e dal risanamento dei conti pubblici in corso. Stima che il differenziale di rendimento a 10 anni tra le obbligazioni italiane e tedesche resti nell'intervallo tra 120 e 140 pb, poiché i fattori positivi saranno in parte compensati da emissioni corpose, dovute principalmente alle obbligazioni in scadenza.

D'altra parte, "le prospettive per i titoli di Stato francesi non sono incoraggianti, principalmente a causa dell'instabilità politica e dei rischi di rating", viene evidenziato. Anche se potrebbero esserci acquisti tattici, le preoccupazioni degli investitori manterranno lo spread OAT-Bund a 10 anni intorno ai 70 pb. UniCredit preferisce quindi i BTP agli OAT, poiché i primi offrono un livello di rendimento iniziale più interessante che dovrebbe anche rappresentare una buffer naturale nell'eventualità di un rialzo dei rendimenti. Inoltre, il fatto che il 50% dell'intero debito pubblico francese sia in mano a investitori esteri (rispetto al 25% dell'Italia) è un altro elemento importante dato che questi sono tendenzialmente molto sensibili ai cambiamenti dei fondamentali economici di un Paese.