(Teleborsa) - Il tema del calo demografico e del sostegno alla famiglia, già identificato dal Governo come una priorità e sottolineato da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, è tornato al centro del dibattito politico in relazione alla prossima legge di Bilancio. In particolare, è stata avanzata una proposta per introdurre nuove regole per le detrazioni fiscali, al fine di ridurre il carico fiscale per le famiglie con più figli. Questa misura, denominata "quoziente familiare per le detrazioni", si affiancherebbe all’assegno unico per i genitori, con l’obiettivo di inaugurare politiche stabili a sostegno della natalità.

Commento di Donatella Possemato, presidente di Impresa per la Vita:
"Analizzando le nuove misure in discussione al Governo che riguardano la denatalità ed il supporto alle famiglie, bisogna sottolineare che:
La fiscalità agevolata è un beneficio per le famiglie che hanno già figli, e possono beneficiare di sgravi che favoriscono una migliore gestione delle spese familiari; infatti, si tratta di un provvedimento che impatta su una decisione già presa, ovvero quella di aver investito nel progetto famiglia. Inoltre, a conti fatti, riguarderebbe solo un terzo delle famiglie italiane (quelle che hanno figli) e, di fatto, non appare come una soluzione che incentiva le nascite.

Per risolvere la crisi demografica continuo ad affermare che bisogna investire sui giovani, aiutarli a diventare i genitori del futuro. Perché non si affrontano i problemi dei giovani, visto che formeranno il tessuto sociale, politico e culturale del futuro? La scelta di un figlio riguarda la coppia e la genitorialità: bisogna educare sin dalla giovane età a prendere consapevolezza di una scelta per la vita, che è anche biologicamente confinata in un tempo prestabilito (età fertile), anche se oggi la medicina permette di posticipare la nascita del primo figlio, seppure con difficoltà e con rischi di insuccesso. Se non si parla ai giovani, la denatalità non può essere risolta! Da qui la necessità di campagne informative e di educazione dei giovani, di lavorare sul piano culturale e sociale per il rilancio dei valori del progetto famiglia, e mantenere vivo in loro il desiderio di fare figli. Creare modelli di riferimento che li riportino alla centralità sociale, culturale ed affettiva della famiglia. Nonostante la denatalità sia un argomento cavalcato da tutti, se la politica finanziaria non considererà anche il punto di vista antropologico e culturale non riuscirà a colmare la crisi delle nascite. Tant’è vero che nei Paesi più evoluti e nelle famiglie con livelli di reddito più alti non si fanno figli: non è solo la risoluzione di problemi lavorativi ed economici (seppure misure di supporto necessarie) che può colmare questo gap.

Tra l’altro, nonostante si parli di questo argomento da anni, non vengono considerati gli interventi per favorire la natalità attraverso una politica di spesa finanziaria ad hoc per la salute della donna, per l'età pediatrica e gli adolescenti. Fin quando la politica sanitaria continuerà a considerare la nascita come un evento di serie ”c” rispetto ad altre prestazioni sanitarie nel sistema di classificazione che riconosce il valore pagato a garanzia dei livelli assistenziali, e non si cambierà questo approccio e visione del problema, saremo paralizzati in una crisi demografica che non potrà che peggiorare.

La ricchezza di una Nazione dipende dall’andamento demografico. Abbiamo una Premier donna che, ci aspettiamo tutti, valorizzi la forza generatrice della donna all’interno del progetto famiglia".