Conflitto tra Israele e Hamas – "Con il presidente al-Sisi abbiamo discusso della situazione a Gaza e della necessità di continuare a lavorare senza sosta per evitare un'estensione del conflitto che, come ho già detto anche in quest'Aula, avrebbe conseguenze potenzialmente inimmaginabili. Siamo fortemente impegnati affinché il Consiglio europeo possa adottare una posizione autorevole sulla crisi e sul contributo che l'Europa può offrire alla soluzione. Ribadiremo ancora una volta – ha detto Meloni – la nostra ferma condanna della brutale aggressione perpetrata da Hamas il 7 ottobre scorso e ribadiremo la richiesta di un immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza, perché non possiamo dimenticare chi è stato a scatenare questo conflitto, massacrando civili inermi, donne e bambini compresi, e mostrando al mondo i loro corpi oltraggiati. È stato Hamas e lo sottolineo perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel ribadirlo tradisce un antisemitismo latente, ma dilagante, che ci deve preoccupare tutti. Ribadiremo anche che il legittimo diritto all'autodifesa di Israele deve esercitarsi con proporzionalità e nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo restare insensibili di fronte all'enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane. Ribadiremo la nostra contrarietà a un'azione militare di terra da parte di Israele a Rafah, che potrebbe avere conseguenze ancora più catastrofiche sui civili ammassati in quell'area. Riaffermeremo la necessità di assicurare la consegna in sicurezza degli aiuti umanitari e il sostegno all'iniziativa Amaltea per un canale marittimo da Cipro a Gaza, finalizzato alla consegna degli aiuti stessi, fermo restando naturalmente la necessità di aprire nuove vie terrestri che rimangono prioritarie. Confermeremo il nostro sostegno agli sforzi di mediazione portati avanti in particolare da Stati Uniti, Egitto e Qatar per un prolungato cessate il fuoco che possa consentire il rilascio incondizionato degli ostaggi e massicci aiuti umanitari alla popolazione civile. Proprio sul piano umanitario prosegue l'incessante lavoro dell'Italia a favore della popolazione civile di Gaza, che, dopo l'invio della nave ospedale Vulcano e le iniziative congiunte con i Paesi del Golfo in particolare, vede ora anche l'arrivo di bambini palestinesi nei nostri principali ospedali pediatrici – che voglio ringraziare – per poter essere curati. Il Governo italiano, in ultimo, saluta con favore il cambio di leadership in seno all'Autorità nazionale palestinese, che ci auguriamo possa consentire di rilanciare la soluzione a due Stati, sulla quale continuiamo a ritenere prioritario avviare iniziative concrete e l'Europa in questo può e deve, dal nostro punto di vista, giocare un ruolo da protagonista".
Situazione nel mar Rosso – "La nostra preoccupazione – ha detto la premier – va anche a quanto sta avvenendo nel mar Rosso. In questi giorni la nave Duilio ha dovuto neutralizzare più di un attacco portatole da droni Houthi, lo ha fatto con prontezza ed efficacia, così come, sempre con prontezza ed efficacia, operano le nostre Forze armate. È anche per questo che proprio all'Italia è stato assegnato il comando tattico dell'operazione europea Aspides, deliberata con tempestività dalle istituzioni europee soltanto poche settimane fa. Tutti noi sappiamo quanto le minacce e le operazioni degli Houthi facciano parte di un disegno più vasto, che vede purtroppo l'Iran impegnato in prima linea nel sostenere non soltanto gli Houthi, ma anche Hamas e Hezbollah, nonché a fornire di droni le operazioni russe in Ucraina. Sappiamo anche quanto sia importante quel tratto di mare per i nostri interessi economici e geostrategici e quanto sia concreto il rischio che i maggiori costi sostenuti dalle nostre compagnie di navigazione finiscano non soltanto per comprometterne la competitività, ma anche per scaricarsi sul prezzo finale delle merci, portando a un nuovo aumento dei costi per i consumatori proprio ora che l'inflazione sta finalmente scendendo e l'Italia si distingue per l'inflazione più bassa registrata tra le economie del G7".
Difesa europea – "La vicenda del mar Rosso – ha proseguito Meloni – ci dimostra anche quanto siano importanti una chiara visione europea a tutela dei nostri interessi e una politica di sicurezza e difesa all'altezza delle nostre ambizioni e delle nostre esigenze difensive. Nel prossimo Consiglio ci sarà infatti un dibattito, quanto mai urgente e delicato, sulla sicurezza e sulla difesa europea. Voglio dire con chiarezza che l'Italia è pronta a fare la propria parte nello sviluppo della strategia europea per l'industria della difesa, presentata alcuni giorni fa dalla Commissione. E qui francamente, penso, signori, che occorra smettere di essere ipocriti sul tema, perché le accuse di un'eccessiva ingerenza americana e gli strali contro una seria politica di difesa nazionale ed europea camminano curiosamente sempre insieme, ma insieme non stanno. Se chiedi a qualcuno di occuparsi della tua sicurezza, devi prendere in considerazione l'ipotesi che quel qualcuno avrà grande voce in capitolo quando si tratterà di discutere di dinamiche internazionali. Dunque, spendere in difesa significa investire nella propria autonomia, nella propria capacità di contare e decidere, nella propria possibilità di difendere al meglio i nostri interessi nazionali ed è la strada che segue qualsiasi Nazione seria, ma è la strada che deve seguire anche l'Europa, se vuole essere seria. Per questo sarà necessario approfondire il tema delle risorse che servono, anche a livello europeo, per fare un salto di qualità nel settore della difesa e l'Italia vuole essere tra i protagonisti di questo dibattito e tra quanti promuovono anche soluzioni innovative per dotarci di finanziamenti necessari. Rivendichiamo da sempre – ha sottolineato Meloni – la necessità che la NATO sia composta da due colonne, una americana e una europea, con pari dignità e pari peso, ma questo significa anche rispettare i vincoli previsti e sottoscritti, dotarsi di adeguata forza industriale e capacità di deterrenza, senza la quale non potrà esserci né sicurezza né libertà per i nostri popoli. Sì, la libertà ha un costo, la sovranità ha un costo e non credete a chi vi dice che tutto può esservi concesso gratuitamente. Il risultato spesso, come si è visto, è che si paga molto di più".
Allargamento dell'UE – "Sosteniamo – ha detto Meloni – il percorso di avvicinamento all'Unione europea per tutti i candidati, sia quelli orientali sia quelli dei Balcani occidentali. In questo quadro siamo pronti a sostenere ancora una volta, alla luce della raccomandazione contenuta nel relativo rapporto della Commissione, l'apertura dei negoziati di adesione per la Bosnia Erzegovina. Si tratta di una decisione che siamo convinti possa portare a ulteriori e decisivi progressi da parte di Sarajevo nel percorso di riforme verso l'Unione europea. Del resto, abbiamo già visto come la concessione a dicembre del 2022 dello status di Paese candidato alla Bosnia Erzegovina l'abbia portata a realizzare in poco più di un anno un numero di riforme superiore a quanto fatto nei precedenti dieci anni".
Immigrazione clandestina – "Il Consiglio prossimo – ha detto Meloni – sarà anche l'occasione per fare il punto sulla risposta europea in materia di contrasto all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani, un dossier che ormai viene calendarizzato a ogni riunione su esplicita richiesta italiana, per tenere monitorati i progressi grazie a comunicazioni puntuali da parte della Commissione". "Continuiamo a ritenere – ha aggiunto la premier – che la strada di una cooperazione di lungo periodo strutturata con le Nazioni africane e mediterranee sia anche lo strumento più efficace per costruire una soluzione strutturale al problema migratorio e l'accordo UE-Tunisia fortemente promosso dal Governo italiano, che oggi sta dando i suoi frutti proprio sul fronte migratorio, dimostra come la strada intrapresa sia quella giusta. Gli ultimi dati forniti da Frontex certificano infatti un calo di arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale di circa il 60 per cento nei primi mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con una sensibile diminuzione proprio di quelli provenienti dalla Tunisia. Aggiungo l'importante dato che riguarda la drastica riduzione della rotta proveniente dalla Turchia, che negli anni scorsi ha rappresentato una delle maggiori criticità per l'Italia. Siamo quindi particolarmente orgogliosi che il modello di cooperazione rafforzata con i Paesi del Mediterraneo allargato, su cui il nostro Governo ha investito tante energie, in questi mesi diventi il paradigma di riferimento anche per l'Unione europea nel suo complesso". "Sul fronte migratorio, però, non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia. L'arrivo della bella stagione può incoraggiare i trafficanti di esseri umani nel provare a intensificare i loro traffici. Per questa ragione, è fondamentale – ha proseguito la premier – attuare pienamente il piano d'azione in dieci punti presentato dalla Commissione europea e attualmente in fase d'implementazione, così com'è importante allargare la cooperazione con i Paesi africani in tema di lotta alle reti di trafficanti anche oltre i confini europei. È la ragione per la quale Africa e migrazioni saranno anche al centro della Presidenza italiana del G7 e il nostro duplice obiettivo è, da una parte, quello di aumentare gli sforzi sul continente africano e, dall'altra, quello di lanciare un'alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani". "Al Consiglio europeo – ha annunciato Meloni – promuoveremo un'ulteriore sottolineatura del carattere prioritario della dimensione esterna per una soluzione strutturale alla sfida migratoria, che rimane l'aspetto per noi assolutamente cruciale".
Caso Regeni – "Non abbiamo interrotto e non intendiamo interrompere – ha assicurato la presidente del Consiglio – la ricerca della verità sul caso di Giulio Regeni, come dimostra il processo in corso in Italia, che il Governo segue con molta attenzione e rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile".
Agricoltura – "La doppia crisi pandemia-guerra ha colpito anche le catene d'approvvigionamento alimentare e gravato le imprese agricole di un aumento dei costi fissi che ne ha ulteriormente ridotto la redditività. A questo – ha ricordato Meloni – si sono aggiunti, da un lato, l'appesantimento burocratico introdotto dalle misure d'inverdimento della politica agricola comune (PAC) e, dall'altro, l'accanimento ideologico di molte norme del green new deal, del pacchetto Fit for 55 e della strategia Farm to Fork. L'Europa si è così risvegliata con i trattori nelle strade, in prima battuta nei Paesi che avevano adottato ulteriori misure nazionali particolarmente penalizzanti per il settore, a cominciare dall'interruzione dei sussidi per il gasolio agricolo, scelta che invece non ha fatto l'Italia, che li ha prorogati". "Per noi – ha detto Meloni – l'agricoltore è il primo ambientalista, è il bioregolatore per eccellenza, è il garante della nostra sicurezza alimentare, è colui che ha il maggiore interesse a preservare la natura, atteso che proprio dalla natura trae il suo reddito. Come tale, deve essere pienamente coinvolto nelle politiche di riduzione delle emissioni. Se, infatti, lo graviamo di oneri insostenibili sul piano economico e burocratico, fino a far finire la sua azienda fuori mercato e a farlo chiudere, il giorno dopo quel pezzo del nostro ambiente rurale sarà abbandonato all'incuria e alla fine produrrà maggiori danni. Su questo argomento, proprio il nostro Governo ha presentato un documento che è stato sostenuto da tutti i Ministri agricoli. Ora ci auguriamo che dalla discussione dei prossimi giorni possano scaturire indicazioni forti alla Commissione e al successivo consiglio Agrifish del 26 marzo, soprattutto in alcune direzioni. Abbiamo accolto con favore l'annuncio della Commissione di un ritiro definitivo della proposta legislativa in materia di agrofarmaci, che il Parlamento europeo prima ed il Consiglio poi, avevano bocciato. Ora è urgente, in primo luogo, intervenire sull'attuazione della Politica agricola comune. Penso che possiate convenire con me sul fatto che, quando tutti noi abbiamo sostenuto la vecchia PAC, il contesto era molto diverso da quello attuale. Non si era ancora verificato lo shock dell'invasione russa in Ucraina, in primo luogo. In secondo luogo, la Politica agricola comune che è stata votata era comunque una mediazione rispetto alle folli pretese dell'allora vice presidente Timmermans, che voleva una PAC ancora più sbilanciata verso le misure di inverdimento, tanto da voler ricomprendere al suo interno gli obiettivi di riduzione delle emissioni del green deal. Queste pretese non si materializzarono allora, ma si sono verificate successivamente, con la definizione degli ecoschemi e delle condizionalità verdi. Ed è proprio da quelli che si deve partire, semplificando al massimo le procedure, eliminando con effetto retroattivo l'obbligo di messa a riposo del 4 per cento dei terreni e l'obbligo di rotazione delle colture, che limiterebbe in maniera sensibile la produttività delle nostre imprese. La recente proposta della Commissione di ampia revisione della PAC va nella giusta direzione, riprendendo molte delle proposte italiane. Ora è importante lavorare rapidamente alla riforma, a partire dal prossimo Consiglio agricoltura e pesca di fine marzo. E lavoriamo perché possano trovare spazio anche altre proposte italiane, come l'estensione del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, prevedendo comunque un incremento del regime de minimis, nonché una moratoria dei debiti delle imprese agricole. In questo contesto così difficile, è indispensabile rafforzare anche la nostra risposta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi, affermando il principio di reciprocità; condurre i futuri negoziati sugli accordi di libero scambio, a partire da quello sul Mercosur, con una accresciuta attenzione al mondo agricolo; intervenire anche sulle importazioni agricole dall'Ucraina, affinché i sacrosanti sforzi che hanno portato a ripristinare i corridoi della green initiative siano orientati verso i Paesi terzi più bisognosi di grano e di altre materie prime e non producano ulteriore concorrenza al ribasso, a scapito dei produttori europei".