(Teleborsa) - Le associazioni dei consumatori insorgono contro l'aumento delle tariffe del gas annunciato oggi dall'Arera. Secondo quanto stabilito dall'Autorità dal 1 agosto 2023 la bolletta del gas sale del 2,3% nel mercato tutelato. Il rialzo delle tariffe del gas è un "pessimo segnale" per Assoutenti, che calcola le ripercussioni per le tasche delle famiglie. "Un rialzo allarmante – rileva l'Unione Nazionale Consumatori – il fatto che il gas salga in agosto, nonostante i consumi siano ridotti all'osso e a fine luglio gli stoccaggi fossero già all'87%, anche se ora non produce effetti concreti per le tasche dei consumatori, non può che preoccuparci in vista dell'imminente avvio della prossima stagione termica". "L'aumento delle bollette del gas – commenta la Coldiretti – pesa su imprese e famiglie costrette a fare i conti con i pesanti effetti dell'inflazione sui consumi".


"Con l'aumento del 2,3% disposto da Arera per il mese di agosto la bolletta del gas sul mercato tutelato, a tariffe costanti, raggiunge quota 1.267 euro a nucleo, equivalente ad un maggior esborso di circa +29 euro all'anno a famiglia rispetto alle tariffe in vigore a luglio. Sommati ai 644 euro annui per la luce, la spesa di una famiglia per le forniture energetiche (agosto 2023/luglio 2024) raggiunge così il totale di 1.911 euro – analizza Assoutenti –. Nel confronto con lo stesso periodo del 2021, e tralasciando il 2022 quando i prezzi hanno raggiunto livelli astronomici, la bolletta del gas risulta più salata del 6,9% (ossia +82 euro annui a nucleo), e addirittura del +50,2% rispetto ad agosto 2020, pari ad una maggiore spesa annua da +424 euro a nucleo". "Al di là dell'entità dell'aumento disposto oggi da Arera, quel che ci preoccupa sono i segnali che giungono dai mercati internazionali dell'energia – afferma il presidente di Assoutenti Furio Truzzi –. In vista dell'arrivo dei mesi freddi e con la corsa agli accaparramenti, il rischio è quello di una impennata delle quotazioni che si riverserebbe in modo diretto sulle tariffe dei prossimi mesi e, quindi, sulle tasche degli italiani. Il Governo non deve farsi trovare impreparato e deve studiare ogni possibile azione di contrasto per evitare il dramma delle bollette vissuto negli ultimi due anni nel nostro paese".

"Il rischio che a ottobre, con la riaccensione dei caloriferi e la ripresa della domanda, arrivi una stangata per le famiglie è oramai un'amara realtà. Per questo il Governo non solo deve subito rinnovare anche per il quarto trimestre la riduzione dell'Iva sul gas al 5%, ma farebbe bene anche rimettere almeno parte degli sconti sugli oneri di sistema tolti da aprile – afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell'Unione Nazionale Consumatori –. Secondo lo studio dell'Unione Nazionale Consumatori, per una famiglia tipo in tutela il +2,3% significa spendere 28 euro in più su base annua. La spesa totale nei prossimi dodici mesi (non, quindi, secondo l'anno scorrevole, ma dal 1° agosto 2023 al 31 luglio 2024, nell'ipotesi di prezzi costanti) sale così a 1267 euro, che sommati ai 644 della luce, determinano una stangata complessiva pari a 1911 euro. Inoltre, se il prezzo del gas sale ora solo del 2,3%, rispetto ai tempi pre-crisi, ovvero nel confronto con agosto 2020, il rialzo è spropositato: +50,2%. Rispetto alla spesa complessiva del 2020, pari a 975 euro, ora si pagano ben 292 euro in più, +29,9 per cento".

"Una preoccupante inversione di tendenza con la spesa energetica che ha un doppio effetto negativo perché – sottolinea la Coldiretti – riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l'agroalimentare. Una tendenza che rischia di accentuarsi per le tensioni internazionali nei mesi più freddi in cui più elevati sono i consumi e di conseguenza gli impatti economici. Il costo dell'energia – continua la Coldiretti – si riflette infatti in tutta la filiera e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione e la distribuzione. La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all'anno, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea".