(Teleborsa) - La Banca centrale europea (BCE) deve potenziare lo sforzo di vigilanza per far sì che le banche dell'Unione europea assicurino un'adeguata gestione del rischio di credito, in particolare quando i mutuatari non rimborsano i prestiti assunti. Lo afferma la Corte dei conti europea in una nuova relazione sull'istituzione di Francoforte, sottolineando "quanto ciò sia importante, poiché una gestione insoddisfacente sotto questo profilo può compromettere la tenuta delle banche stesse e dell'intero sistema finanziario".
Nonostante il maggiore impegno profuso nella vigilanza del rischio di credito e dei prestiti bancari in sofferenza, la BCE "non ha però imposto agli enti requisiti patrimoniali direttamente proporzionali al rischio cui erano esposti, né ha inasprito a sufficienza le misure di vigilanza se le banche presentavano carenze persistenti nella gestione del rischio di credito". La BCE vigila su 110 grandi banche dell'UE, che detengono oltre l'80% degli attivi dell'unione bancaria.
"La BCE dovrebbe impedire la cattiva gestione dei rischi di credito, perché questa può portare le banche al fallimento - ha dichiarato Mihails Kozlovs, il Membro della Corte responsabile della relazione - Si tratta di un aspetto essenziale vista l'importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale".
"Anche se sarebbe stato possibile usare in maniera diversa gli strumenti esistenti e i poteri di vigilanza di cui dispone, la BCE è del parere che l'approccio scelto sia il più efficiente ed efficace", afferma invece l'istituzione guidata da Christine Lagarde, secondo quanto si legge nella documentazione che la Corte dei conti comunitaria ha allegato al parere pubblicato oggi.
Secondo gli auditor dell'UE, le valutazioni della BCE in merito ai rischi di credito e ai controlli delle banche erano in generale di buona qualità, malgrado alcune carenze. La BCE, tuttavia, non si avvale degli strumenti e dei poteri di vigilanza di cui dispone per far sì che i rischi riscontrati siano pienamente coperti da capitale aggiuntivo o per indicare alle banche come gestirli meglio.
Il nuovo approccio adottato dalla BCE nel 2021 per stabilire l'ammontare di capitale che una banca deve detenere oltre al minimo obbligatorio "non garantisce l'adeguata copertura dei vari rischi"; peraltro, la BCE non "l'ha applicato in maniera uniforme", sostiene la Corte dei conti europea. In particolare, quando le banche erano esposte a rischi più elevati, la BCE non ha imposto requisiti proporzionalmente maggiori: ciò significa che manca un chiaro nesso tra i rischi e i requisiti imposti.
Gli auditor della Corte criticano la carenza di personale addetto alla vigilanza bancaria (sia assunto dalla BCE che designato dalle autorità di vigilanza nazionali) e la durata del ciclo di vigilanza del 2021, che poteva dar luogo a valutazioni datate. D'altro canto, la Corte riconosce che i crediti deteriorati pregressi (ossia risalenti a prima dell'aprile 2018) sono in calo dal 2015 e che questo andamento è imputabile a svariati fattori, fra cui le azioni della BCE. Quest'ultima, tuttavia, "non ha fatto sistematico ricorso ai propri poteri di vigilanza quando le banche non erano dotate di processi e dati solidi per individuare e misurare i crediti deteriorati", viene sottolineato.
La BCE ritiene invece che il suo approccio ai crediti deteriorati (il quale consiste sia nel richiedere alle banche con livelli elevati di NPL di attuare strategie specifiche per la riduzione degli stessi sia nell'applicare aspettative di copertura a tutti gli enti) abbia costituito "una risposta efficace alle tattiche attendiste osservate in passato".