(Teleborsa) - L'inflazione galoppante e la pressione fiscale tornano a soffocare gli stipendi degli insegnanti, già inferiori alla media europea ed ora messi alla prova anche da una crescita dei prezzi pari all'8,9%, ai massimi dal 1985, e da una pressione fiscale in aumento dell'1,9% al 42,7%. Un anno caratterizzato anche da una riduzione della propensione al risparmio degli italiani costretti a "sostenere maggiori costi".
In questo contesto - sottolonea il sndacato dlela scuola Anief - diventa ancora più allarmante la decisione del Governo di non assegnare risorse per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici e nemmeno di coprire l’indennità di vacanza contrattuale prevista dalla legge.
“Mentre registriamo un caro vita generalizzato, diventa inaccettabile ritrovarsi con dei salari sempre meno adeguati al costo della vita: a gennaio avremo 8 euro di aumenti in media nel comparto Scuola, Istruzione e Ricerca e serviranno a stento per coprire gli aumenti di spesa di pane e pasta (che hanno fatto registrare 100 euro di incremento a famiglia nell'ultimo anno)", spiega Marcello Pacifico, Presidente nazionale Anief.
Come Anief non possiamo che ribadire il nostro invito al Governo a reperire le risorse per allineare l'indennità di vacanza contrattuale, finanziata per il solo 2022", afferma il sindacalista, ricordando che "servono tra i 5 e i 7 miliardi rispetto all’unico miliardo stanziato in Legge di Bilancio, pure una tantum"
"Solo in questo modo potremo tutelare le retribuzioni dei dipendenti dello Stato tra cui il personale del comparto Istruzione e Ricerca, in attesa di finanziare il rinnovo contrattuale per il triennio 2022/2024, dopo quello sottoscritto, in ritardo, per la stagione precedente", conclude Pacifico.