(Teleborsa) - La riunione della BCE dai contenuti quasi scontati non ha mancato di creare uno tsunami sui mercati europei, che sono scivolati dopo la conferma della fine del quantitative easing e di un rialzo dei tassi di 25 punti base a luglio, il primo da 11 anni a questa parte. Ma l'Istituto di Francoforte non esclude la possibilità di aumenti da mezzo punto a settembre, a seconda di come si muoverà l'inflazione.
Le nuove previsioni degli economisti della BCE indicano un'inflazione al 6,8% nel 2022, al 3,5% nel 2023 e 2,1% nel 2024; ridotte le previsioni sul PIL a +2,8% nel 2022, 2,1% nel 2023 e 2,1% nel 2024.
Spread spicca il volo, euro giù
La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Lo Spread BTP-Bund ha sfiorato 230 punti base, a seguito delle vendite che si sono scatenate sui bond europei dopo l'annuncio della fine del QE. Ne ha sofferto maggiormente il BTP italiano, che ha visto crescere i rendimento sino al 3,72% dal 3,47% del giorno prima, ai massimi dal 2014. Il rendimento del Bund tedesco invece è salito all'1,45%.
Secondo gli esperti sarebbe mancata una adeguata rassicurazione della BCE circa la sostenibilità dei debiti più elevati dell'Eurozona, tanto più che l'Eurotower non ha escluso un possibile intervento con lo scudo anti-spread, facendo allargare ancor di più i differenziali fra il centro e a periferia.
"L'assenza di una discussione concreta su un nuovo programma di sostegno che possa evitare quello che la BCE definisce “rischio di frammentazione” innervosisce gli investitori, che temono ora un ulteriore allargamento dello spread in un contesto macroeconomico in deterioramento, tassi al rialzo, una complicata manovra finanziaria in autunno ed elezioni generali nella primavera prossima", sottolinea Fabio Castaldi, Senior Multi-Asset Investment Manager di Pictet Asset Management.
Anche l’euro ha registrato movimenti un po' nervosi nei due sensi, cedendo poi alle vendite e scivolando sino a 1,0633 USD (-0,77%), per l'attesa di un cambio della politica monetaria ed un primo rialzo dei tassi di 25 punti base a luglio.
Niente sorprese, tutto come da manuale
"Come da attese, la Bce ha ufficializzato la fine del QE e rafforzato ancor più il tono restrittivo degli ultimi mesi, aprendo la strada ad una serie di rialzi dei tassi da luglio in poi", commenta Giorgio Broggi, Quantitative Analyst di Moneyfarm, ricordando che "i tassi reali rimangono negativi, dato che i tassi nominali sono stati aumentati significativamente meno del tasso di inflazione". Per l'esperto "paure di una recessione e il noto livello di debito di alcuni principali paesi membri possono rallentare il percorso di rialzo dei tassi", ma "non è improbabile che la Banca Centrale sia costretta a tenere il mirino sull’aumento dei prezzi, anche a costo di una recessione".
Dave Chappell, fixed income senior portfolio manager, Columbia Threadneedle Investments, ritiene che "dopo settembre, la previsione è quella di un percorso graduale ma sostenuto di aumento dei tassi". "Il Consiglio non è al momento preoccupato - sottolinea - per l'allargamento degli spread periferici, che ha accompagnato il cambio di rotta della politica monetaria quest'anno. La flessibilità del programma di reinvestimento PEPP sembra rimanere l'unico sostegno per contrastare i rischi di frammentazione, almeno per ora".
"La BCE non ha fornito indicazioni sulla possibile destinazione della traiettoria dei tassi d'interesse, né sul tasso d'interesse neutrale, e prevede di aumentare i tassi fino a quando l'inflazione a medio termine non si stabilizzerà intorno all’obiettivo", afferma Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO, ricordando che "la BCE si è impegnata a combattere la frammentazione, se necessario, ma nella riunione odierna non sono stati forniti dettagli e, di conseguenza, gli spread periferici si sono ampliati. Rimaniamo scettici sul fatto che la BCE annuncerà un back-stop credibile ex ante".
Per S&P il tasso di policy effettivo della BCE potrebbe raggiungere l’1,5% già alla fine del 2023, con il primo aumento di 25 bps di tutti e tre i tassi previsto a luglio 2022, e il secondo a settembre 2022, con un incremento forse maggiore. La riduzione di bilancio richiederà più tempo, perché la BCE non si è ancora impegnata a porre fine ai reinvestimenti dei titoli in scadenza detenuti nell’ambito del Quantitative Easing (QE). Le condizioni del mercato obbligazionario si sono inasprite, ma l’effetto dell’espansione del bilancio della BCE sul premio a termine continuerà probabilmente a comprimere i rendimenti a lungo termine di circa 90 bps, fino a quando non comincerà la riduzione del bilancio.
BCE conferma svolta politica monetaria. Spread si allarga a 230 punti
09 giugno 2022 - 20.07