(Teleborsa) - Fitch Ratings ritiene che l'uscita pianificata dalla Russia delle major europee del petrolio e del gas o la riduzione delle operazioni nel Paese avranno un impatto limitato sulle loro metriche creditizie e dunque sul loro rating. La valutazione segue l'annuncio di BP e Shell ed altre compagnie di voler uscire parzialmente o completamente dalla Russia.
L'investimento più significativo di BP nel paese è la sua partecipazione del 19,75% nella big petrolifera russa Rosneft, la quale ha però contribuito in modo modesto al flusso di cassa di BP: circa 600 milioni di dollari di dividendi, rispetto all'EBITDA di BP di 31 miliardi di dollari nel 2021. Ne consegue che BP non sarà materialmente colpita dall'uscita dal mercato russo e dovrebbe essere in grado di mantenere il suo forte profilo aziendale caratterizzato da una certa diversificazione.
Le attività russe di Shell includono una quota del 27,5% nel progetto integrato Sakhalin LNG (una JV con Gazprom) e una partecipazione del 50% in Salym Petroleum Development (una JV con Gazprom Neft), che hanno un peso scarso rispetto al profilo aziendale di Shell. Si stima inoltre che i dividendi delle attività russe siano ammontati a circa 700 milioni di dollari nel 2021, il che è irrilevante rispetto al flusso di cassa operativo di Shell di 45,1 miliardi di dollari.
TotalEnergies ha dichiarato la scorsa settimana che non farà nuovi investimenti in Russia, ma non prevede di ritirarsi da quelli esistenti, comprese le partecipazioni in Arctic LNG 2 (che esporterà il suo primo carico nel 2023), Yamal LNG (che è già operativo ) ed una partecipazione del 19,4% in Novatek. Si stimano dividendi per complessivi 0,5 miliardi di dollari, rispetto all'EBITDA di TotalEnergies di 42,3 miliardi di dollari nel 2021.
L'esposizione diretta di Eni alla Russia è limitata alla sua partecipazione del 50% nel gasdotto Blue Stream verso la Turchia che la società intende vendere. Fitch ritiene che ciò non influirà sul flusso di cassa poiché il progetto non ha pagato dividendi nel 2020-2021. La principale esposizione operativa invece è rappresentata dal contratto con Gazprom per la fornitura di gas (22,47 miliardi di metri cubi di gas nel 2020). In caso di interruzioni della fornitura, Eni può aumentare la produzione di gas dalle sue partecipazioni in Nord Africa e Africa occidentale come fonti alternative di approvvigionamento, nonché invocarne le tutele contrattuali (come le clausole di forza maggiore).
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