(Teleborsa) - Prevenire il fenomeno dell’usura e l’esclusione finanziaria di soggetti in difficoltà economica: questa la finalità dell'importante convenzione sottoscritta da Intesa Sanpaolo e l’Associazione Finetica Onlus.
La Convenzione fa leva sul Fondo per la prevenzione del fenomeno antiusura amministrato da Finetica sin dal 2006 ed alimentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze allo scopo di favorire l’accensione di prestiti del circuito finanziario legale a soggetti (persone, famiglie, ditte individuali e società di persone a gestione familiare) in condizione di fragilità socio-economica, che abbiano un programma economicamente e socialmente sostenibile, ma considerati dagli Istituti finanziari soggetti “non bancabili”, poiché privi di garanzie reali da esibire.
Intesa Sanpaolo, secondo logica Impact e nell’ambito delle proprie attività ESG, si impegna a erogare fino al doppio dei finanziamenti dell’importo del Fondo.
"Con questo nuovo accordo la Banca aggiunge all’impegno Impact verso i cittadini che hanno difficoltà di accesso al credito un’azione concreta per prevenire il ricorso alla finanza illegale. Una maggiore inclusione finanziaria - oggetto della nostra attività da 15 anni – consente a famiglie e microimprese, specie quelle più colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia, di investire sul proprio futuro, nella salute e nel lavoro", sottolinea Marco Morganti, Responsabile Direzione Impact Intesa Sanpaolo.
"La pandemia sta facendo crescere, soprattutto al Sud, il ricorso agli usurai, spesso legati alla malavita organizzata - afferma Nello Tuorto, Presidente di Finetica Onlus. Siamo di fronte ad una diffusione capillare dell’usura, che sviluppa un mercato del credito illegale a cui si rivolge chi non riesce ad accedere ad altri canali. Con il Fondo per la prevenzione del fenomeno antiusura gestito da Finetica e la Convenzione stipulata con Intesa Sanpaolo diventa ora possibile garantire, fino al 100%, l’erogazione di microprestiti a tassi debitori agevolati anche ai soggetti che, secondo le valutazioni standardizzate degli Istituti finanziari risulterebbero “non affidabili”, scongiurando così il rischio reale che essi possano rivolgersi al sistema usuraio e criminale".