(Teleborsa) - È sempre più tesa la situazione nel Donbass. Oggi – secondo quanto riferiscono i media locali – un'autobomba è esplosa in un parcheggio vicino a un edificio governativo nel centro della città di Donetsk, controllata dai separatisti filorussi nel sud-est dell'Ucraina. Il leader dell'autoproclamata repubblica popolare del Donetsk, Denis Pushilin, ha annunciato oggi "un'evacuazione di massa in Russia dei civili", accusando le forze ucraine di aver "bombardato gli insediamenti della repubblica". Il leader dei separisti del Donetsk ha precisato che i civili saranno ospitati nella regione russa di Rostov, "come concordato con le autorità russe". La stima è di evacuare in Russia circa 700mila persone.

L'annuncio dell'evacuazione verso la Russia di civili dalle aree separatiste dell'Ucraina orientale è stata definita dagli Usa una mossa "cinica e crudele" di Mosca. "Questi annunci – ha affermato un portavoce del dipartimento di Stato americano – sono un ulteriore tentativo di nascondere, con bugie e disinformazione, che in questo conflitto l'aggressore è la Russia. È anche cinico e crudele usare questi esseri umani come pedine per distrarre il mondo dal fatto che la Russia sta ammassando le sue forze in preparazione di un attacco". Nonostante il Cremlino continui a parlare di parziale ritiro, l'ambasciatore Usa presso l'Osce Michael Carpenter ha stimato che Mosca abbia ammassato sino a 190mila effettivi vicino e dentro l'Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste. Allo stato attuale non vi sono, invece, prove del fatto che l'Ucraina, come sostiene la Russia, stia preparando un'offensiva nella regione.

"La situazione si sta deteriorando – ha commentato il leader russo Vladimir Putin, convinto che gli occidentali troveranno "una scusa" per infliggere sanzioni a Mosca senza rispondere alle sue istanze sulla sicurezza europea, che Berlino ha liquidato come "richieste da Guerra Fredda".

Di fronte all'escalation, Joe Biden ha radunato ha convocato i leader Ue in una conference call prima di parlare nuovamente dalla Casa Bianca. L'obiettivo è fare fronte comune con l'Europa utilizzando la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione. All'incontro di questa sera parteciperanno Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Boris Johnson, Justin Trudeau, il polacco Duda e il presidente della Romania Johannis, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e, per la Ue, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.

Sul fronte delle ripercussioni economiche si è espresso oggi Draghi. "Al momento – ha affermato il premier – una valutazione sull'impatto quantitativo delle eventuali sanzioni ancora non c'è ma si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull'Italia e meno su altri Paesi. E la risposta è abbastanza chiara: tutte le sanzioni che impattano indirettamente su mercato energetico impattano di più sul paese che importa più gas. E l'Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta. Si sta anche studiando come l'Italia possa continuare a essera approvigionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle dalla Russia".

Ad essere preoccupata dall'impatto delle sanzioni è anche la Germania. "Anche se la fornitura di gas non sarà limitata, – ha affermato il presidente dell'Istituto Ifo per la ricerca economica Clemens Fuest – ci potrebbe comunque essere uno shock dei prezzi, almeno temporaneamente. Questo in Germania potrebbe interessare in egual misura sia le abitazioni private che le industrie. Al momento prevediamo un'inflazione del 4 per cento al 2022. Se scoppierà la guerra potrebbe essere anche più alta". Come rileva Fuest, l'Europa occidentale ha bisogno del petrolio e del gas russo, mentre la Russia conta sui ricavi derivanti da queste esportazioni. Fuest crede che sia improbabile che la Russia taglierà le forniture di gas, dal momento che in futuro vuole continuare a vendere gas all'Europa. Diversamente l'Europa dovrebbe cercare di procurarsi il suo gas altrove, per esempio importando gas liquefatto trasportato via nave. Al di fuori del mercato energetico l'economia russa non è così significante. Fuest sottolinea come il PIL del Paese sia equivalente al rendimento economico di Belgio e Olanda messi insieme. Inoltre le relazioni economiche russe sono già limitate dalle sanzioni attualmente vigenti. "Le sanzioni imposte a causa dell'occupazione della Crimea – afferma Lisandra Flach, direttrice dell'Ifo – hanno ridotto il rendimento economico della Germania di circa 5 miliardi di euro l'anno pari allo 0.16 per cento del PIL. Per la Russia il danno derivante dalle sanzioni è maggiore ed equivalente all'1.2 per cento del rendimento economico della Russia. Se fossero imposte, ulteriori sanzioni metterebbero a dura prova l'economia tedesca ma ancor di più quella russa".