(Teleborsa) - L'export italiano vivrà il 2021 come un anno di "transizione" caratterizzato da un forte rimbalzo dell’economia globale dopo lo choc provocato dalla crisi pandemica. L'export del Made in Italy è quindi atteso in crescita nel 2021 e negli anni successivi, ma la ripresa sarà "a macchia di leopardo" con intensità variabile nei vari mercati: più rapida in alcuni mercati, di mero recupero in altri e di risalita più lenta in altri ancora.

È quanto emerge dal Rapporto Export 2021 dell’Ufficio Studi di SACE, giunto alla XV edizione ed intitolato "Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica". Presenti all'evento, oltre ai vertici di SACE, Rodolfo Errore e Pierfrancesco Latini, alcuni dei principali stakeholders istituzionali e del mondo delle imprese, come il Ministro dell'Economia Daniele Franco, il Ministro degli esteri Luigi Di Maio e, fra gli esponenti del mondo delle imprese, l'Ad di Enel Francesco Starace, il Vice presidente di Ghella Federico Ghella e la Presidente di Poste Italiane e di ANIA Maria Bianca Farina.

"Stiamo recuperando la più forte caduta di prodotto dal dopoguerra, ma le incertezze dell'economia sono legate all'andamento della pandemia", ha ricordato il Ministro Daniele Franco, mettendo l'accento sull'importanza delle vaccinazioni. A proposito del PNRR, il titolare dell'Economia ha affermato che " on risolve da solo tutti i problemi del Paese" e "serve mantenere tutti gli altri strumenti di sostegno economico" fra cui il ruolo di SACE.

"L’Export e il Made in Italy, che sono da sempre risorse imprescindibili per l’economia italiana, hanno sempre avuto un ruolo cruciale come acceleratore della crescita e dello sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale", ha ricordato il Presidente di SACE, Rodolfo Errore, prospettando una ripresa delle vendite all'estero dell'Italia e citando gli impatti positivi del PNRR.

A questo proposito l'Ad Pierfrancesco Latini ha affermato "L’obiettivo che ci dobbiamo dare con il PNRR, è evidente: non deve essere solo quello di tornare ai livelli pre-crisi, ma soprattutto di superarli, colmando quei gap strutturali, per consentire all’Italia di riconquistare il suo giusto peso nel mercato globale".

Di "Ritorno al futuro" dell'export ha parlato l'economista Alessandro Terzulli, presentando questa edizione del Rapporto di SACE, che si propone come una "guida" per le imprese che devono riformulare le proprie strategie e piani commerciali all’estero e decifrare uno scenario "complesso".

Qualche numero

Di fronte ad una ripresa del 6% del PIL mondiale, SACE stima un rimbalzo dell’11,3% delle esportazioni italiane di beni in valore, attorno ai 482 miliardi di euro, che permetterà già nel 2021 un pieno ritorno ai livelli pre-pandemia. A seguire, si prevede per il 2022 una crescita del 5,4% per poi proseguire nel biennio successivo con una crescita media del 4% annuo.

Un ritmo superiore di un punto al tasso medio pre-crisi (+3,1% tra 2012 e 2019) che consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni. Una performance che potrà anche avvantaggiarsi della domanda aggiuntiva innescata dai piani di stimolo approntati in USA ed UE (Next generation EU).

L'export di servizi, più colpito dalla pandemia, registrerà un recupero solo parziale nel 2021 (+5,1%) e la vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando farà un balzo del 35,1% tornando ai livelli del 2019. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.

Quali mercati?

La medaglia d'oro alle "Olimpiadi" dell'export delineate da SACE va ai Paesi dove il nostro export ha recuperato prontamente e rimarrà dinamico negli anni successivi, come la Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera ed il Giappone, ma anche Russia, Canada, Polonia, Cina, il Sudest asiatico ed il Medioriente.

La medaglia d’argento dell’export va ai Paesi che, secondo le previsioni SACE, torneranno sui livelli pre-crisi nel 2021, proseguendo poi a ritmi più contenuti. Fra questi Francia, grazie anche al progetto “Grand Paris Express”, Paesi Bassi, Brasile, l'Arabia Saudita grazie anche ai piani infrastrutturali voluti dal principe ereditario, e ancora, Malesia, Cile, Marocco, Senegal, Ghana .

Il bronzo ai Paesi che nel 2021 non avranno ancora recuperato i valori pre-crisi, pur continuando a mantenere prospettive positive di crescita in un orizzonte temporale più ampio. In questa categoria il Regno Unito, dove gli strascichi della Brexit non permetteranno di recuperare i livelli pre-crisi prima del 2023, l'India, il Perù e la Thailandia, che scontano gli impatti sanitari della pandemia e le sue ricadute economiche.

Infine, ai piedi del podio alcuni mercati verso cui il nostro export non recupererà i livelli pre-crisi nel 2021 e registrerà una crescita molto più contenuta negli anni successivi a causa di assetti politico-istituzionali incerti, limitazioni commerciali collegate a quadri sanzionatori internazionali oltre ovviamente agli impatti economico, sanitari e sociali della pandemia.

I due scenari...

A causa del persistere di un contesto di "incertezza", l’Ufficio Studi di SACE ha elaborato due scenari di previsione alternativi rispetto allo scenario base: il primo ipotizza uno shock positivo sulla fiducia mondiale ed una ripresa più robusta; l’altro peggiorativo i sconta una minore efficacia dei vaccini e la comparsa di nuove varianti del Covid-19.

Lo scenario più "ottimistico" ipotizza la crescita economica globale più intensa, sia nel 2021 che nel 2022, e prevede che il valore delle esportazioni italiane di beni nel 2021 segnerebbe +14,7%, pari a 3,4 punti percentuali in più rispetto allo scenario base ed una dinamica più accentuata nel 2022 (+3,7 punti percentuali). Al termine dell’orizzonte di previsione il nostro export potrebbe arrivare a superare i 577 miliardi di euro contro i 550 previsti dalla baseline.

Nel secondo scenario "peggiore", la ripresa dell’economia globale sarebbe più lenta nel 2021. In questo scenario la crescita delle nostre esportazioni sarebbe più limitata quest’anno (+7,2%) e pressoché nulla nel 2022. Il pieno recupero delle vendite Made in Italy nei mercati esteri sarebbe quindi rimandato al 2023.

Effetto domino del PNRR

Anche gli effetti del PNRR non possono essere ignorati per gli effetti positivi indotti dalla costruzione di nuove infrastrutture, reti stradali e ferroviarie, reti di telecomunicazioni, dalla digitalizzazione e semplificazione nella PA e dalla transizione ecologica. Per tale motivo, quest’anno il Rapporto Export di SACE include anche gli impatti economici di una piena realizzazione delle riforme strutturali annunciate

Si stima che nel 2025 l’output nazionale aumenterebbe del 2,7% rispetto al modello base, come riflesso della spinta degli investimenti e delle riforme volte ad accrescere la produttività con ricadute positive sul PIL potenziale. Le esportazioni di beni, in valore, nel 2025 sarebbero superiori del 3,5% rispetto allo scenario base.