(Teleborsa) - Sul dopo Brexit, il Movimento 5 Stelle appare insolitamente indeciso, incerto e sfilacciato. Oggi a Bruxelles i 17 europarlamentari penta stellati hanno dato man forte al leader Ukip Nigel Farage votando contro il documento che chiede la “velocizzazione” dell’uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Del resto, uomini e donne di grillo e della Casaleggio associati fanno parte del gruppo euroscettico assieme a Efdd ed anche con i conservatori Ecr, con l'Enf di Le Pen e Salvini e con l'estrema destra neofascista. Fin qui tutto regolare, o perlomeno, abbastanza.

Ma i grillini non avevano lanciato grida di entusiasmo sul referendum inglese? Redarguiti nei giorni scorsi per non aver chiesto le dimissioni da europarlamentare di Farage oramai soddisfatto di far lasciare alla sua Gran Bretagna l’Europa, avevano spiegato alle critiche che li colpivano: “No a intimidazioni al popolo inglese – aveva sostenuto proprio Luigi Di Maio - siamo contro quei "partiti nell'Ue che vogliono farla pagare al popolo inglese, perché si è permesso di votare", scagliandosi subito dopo contro quella che definisce l'operazione del "puniamone uno per educarne cento".

E di rimando Roberto Fico, eletto alla Camera dei Deputati tra i più quotati dirigenti del Movimento, tra l’altro Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, tuonava: “occorre rispettare sempre l'autonomia degli Stati sovrani: gli inglesi devono decidere da soli i tempi che ritengono opportuni". E sul rispetto alla posizione presa sull'Ukip spiegava: "tutti i parlamentari inglesi devono restare nel Parlamento Ue il maggior tempo possibile per trattare le migliori garanzie per la Brexit". Già, perché a parte tutto, l'uscita degli indipendentisti dalle aule di Bruxelles e di Strasburgo porrebbe seriamente in discussione la permanenza del M5S come gruppo autonomo, in quanto potrebbe venire a mancare la soglia minima per la costituzione di un gruppo. Ma lesto, taglia corto Di Maio "discorso prematuro"

Ma su Brexit, dopo Brexit, futuro dell’Europa e dell’euro, e sugli altri certo numerosi problemi sul tappeto, sembra che tra i 5 stelle regni sovrana confusione sulla rotta da seguire. Che dall'esterno viene letta solo come estrema divisione delle posizioni del cosiddetto direttorio e, quel che è peggio, con quella base che è stata e dovrebbe essere il pilastro centrale su cui regge il Movimento. Per non parlare del giallo di quel punto 10 del proclama del fondatore Beppe Grillo, che sarebbe stato mutato in silenzio e in fretta e furia per trasformare l'M5S in movimento europeista convinto sostenitore della bontà dell’euro. Paragrafo che ha fatto sgranare gli occhi a tantissimi increduli genuini militanti della base che cominciano a chiedersi, “ma come e dove andremo finiremo?”