(Teleborsa) - Manca solo un giorno al meeting della Banca Centrale Europea in occasione del quale l'Eurotower e il suo Presidente Mario Draghi confermeranno o meno se l'economia dell'Eurozona necessita di nuovi interventi alla luce della persistente debolezza dei prezzi.

In realtà già da tempo gli analisti danno per scontato che la BCE non starà con le mani in mano.

Ad ottobre i prezzi al consumo sono tornati positivi (+0,1%), ma restano comunque molto lontani dal target della BCE del 2%.

Lo stesso Istituto centrale, nei verbali della riunione del 22 ottobre ha manifestato un'aumentata preoccupazione per l'attuale livello dei prezzi e per la ripresa troppo a rilento dell'Eurozona, sulla quale pesano anche fattori esterni quali il rallentamento delle economie emergenti.

Prima ancora, nella conferenza stampa seguita all'incontro di ottobre, Draghi aveva preannunciato un'estensione dei piani di stimolo nel meeting di dicembre.

Per ora il piano di quantitative easing da 60 miliardi di euro mensili lanciato poco meno di un anno fa (era il 22 gennaio) non ha sortito gli effetti sperati sui prezzi, mentre dal fronte della crescita sembrano moltiplicarsi i segnali positivi. Il PMI manifatturiero è stato confermato in espansione mentre il tasso di disoccupazione continua a migliorare.

Tornando al meeting di domani, gli economisti interpellati da Bloomberg affermano all'unanimità che il 3 dicembre ci saranno novità. Resta solo da chiarire quali.

La BCE potrebbe decidere di tagliare ancora il tasso sui depositi, attualmente al -0,20%, aumentando così la commissione che le banche pagano per parcheggiare il proprio denaro presso la Banca Centrale Europea. La scorsa settimana il vicepresidente Vito Constancio ha aperto a questa possibilità e, a giudicare dal crollo dell'euro dopo le sue parole, il mercato sembra credere in questa eventualità.

Potrebbe inoltre intervenire sul QE in molti modi: aumentando l'importo degli acquisti, ora a quota 60 miliardi di euro; estendendone la durata fino a marzo o settembre 2017 o per un periodo illimitato, ossia fino a quando non si avrà la certezza che l'inflazione sta tornando attorno al target della BCE del 2%; includendo altri tipi di asset, per esempio i bond municipali o quelli governativi, anche se quest'ultima ipotesi è meno gettonata.