(Teleborsa) - In focus alla Camera l’offerta pubblica iniziale di Poste Italiane e l’intenzione da parte di un fondo sovrano cinese ad entrare nel capitale azionario della società.
Sull'argomento, alcuni onorevoli del Movimento 5 Stelle, hanno chiesto al Ministro dell’economia e delle finanze e al Ministro dello sviluppo economico "quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare che con l'IPO del 40% del capitale azionario di Poste Italiane, possa generarsi una flessione dell’operatività dell’azienda e dei servizi offerti" oltre a "quale sia il piano aziendale e quali siano le strategie e le valutazioni alla base della programmata offerta". Inoltre il M5S ha chiesto al Governo "quali iniziative intenda adottare per evitare che i depositi dei cittadini presso Poste Italiane possano subire delle ripercussioni negative a seguito dell’offerta pubblica iniziale" e "se non ritenga inadeguata al valore dell'azienda, delle attività finanziarie e assicurative e alla stessa qualità economica del risparmio gestito, la valutazione formulata da Mediobanca Securities in merito alla quotazione di Poste Italiane".
Gli onorevoli del M5S, nel sottoporre l'interrogazione, sono partiti da alcune indiscrezioni riportate da Il Sole 24 Ore, secondo cui un fondo sovrano cinese, forse China Investment Corporation o People's Bank of China, è pronto a rilevare una quota, tra il 2 e il 5%, della società dei recapiti.
I parlamentari hanno evidenziato che "secondo l'agenzia di rating Dagong Europe, nel 2014, il 27% degli investimenti stranieri in Italia era rappresentato da cinesi; sempre nello stesso lasso temporale, su 18 miliardi di dollari di capitali cinesi investiti in Europa, 3,5 hanno interessato l'Italia; il nostro è il primo Paese dell'Eurozona per dimensione dei capitali allocati; i settori d'investimento sono strategici per la stabilità e lo sviluppo dell’economica del nostro Paese, e riguardano aziende quali Eni, Enel, Generali, Telecom Italia, Finmeccanica; tra gli investimenti di maggior rilievo, c’è l'acquisizione, da parte della State Grid Corporation of China, del 35% di CDP Reti, che possiede il 30% di Terna e il 29,8% di Snam; con un importo di 2,1 miliardi di euro, quello di CDP Reti è stato il più importante investimento cinese in Italia e in Europa (il decimo a livello mondiale) in una società finanziaria non quotata; questo stato di cose ha già sollevato molteplici perplessità sulla salvaguardia della sovranità italiana nella gestione di aziende strategiche per il Paese".
Gli onorevoli hanno inoltre fatto presente che "Poste Italiane, con circa 450 miliardi di euro di risparmio postale per Cassa depositi e prestiti, buoni del tesoro detenuti e prodotti assicurativi, è uno dei più grandi forzieri del risparmio diffuso. Da quanto esposto, emergerebbe la necessità di accompagnare l’offerta pubblica iniziale con un piano a tutela del servizio universale, dei risparmi depositati e della qualità dei prodotti finanziari e assicurativi erogati".
Secondo il M5S si potrebbe ipotizzare "l'assenza di una strategia chiara del Governo sugli obiettivi che si vorrebbero perseguire con l'IPO, ad eccezione di un'operazione necessitata dalla ricerca di nuove entrate per lo Stato". Inoltre i parlamentari hanno evidenziato che "secondo gli analisti di Mediobanca Securities, uno dei global coordinator dell'IPO, assieme a Banca Imi, Unicredit, Citigroup e Bank of America Merrill Lynch, Poste Italiane avrebbe un valore che oscilla tra i 9,3 e gli 11,2 miliardi di euro, una valutazione che apparirebbe del tutto inadeguata rispetto al valore della struttura aziendale e dei risparmi custoditi".